aggiornamento 19 marzo: Credit Suisse regalata a UBS, banchieri salvi, risparmiatori fregati, nessuno si fida più della Svizzera.
SALVATAGGIO CREDIT SUISSE, UBS REALIZZA IL DELITTO PERFETTO
19 marzo - Credit Suisse è ormai una banca fallita e ne verrà certificata la morte camuffata da "piano di salvataggio" con l'acquisizione da parte di UBS - Union de Banque Suisse. Si tratta di un autentico regalo agli storici rivali, che si comprerebbero tutto con solo 3 miliardi di franchi, un prezzo 3 volte inferiore all'ultimo disastroso valore di Borsa. Un salasso per gli azionisti, compresi i trader che si erano affrettati a comprare sulle voci di salvataggio, per gli obbligazionisti-risparmiatori e per i dipendenti essendo previsto il taglio del 60% dei 17000 posti di lavoro, mentre i proprietari sauditi e qatarini limiteranno i danni.
Ma non è detto che sia un affare, per UBS potrebbe essere una pesante zavorra.
Credit Suisse cessa di esistere, grazie al malaffare dei suoi banchieri / amministratori e delle istituzioni di vigilanza.
Lunedì mattina saranno le Borse mondiali a decretare la fine di Credit Suisse con un crollo verticale delle quotazioni. Fino al prezzo indicato da UBS, che così realizza il "delitto perfetto", elimina CS e lo maschera come un salvataggio.
Avanti la prossima.
La notizia che tutti aspettavano è che la Banca Centrale della Svizzera (SNB) presterà 54 miliardi di dollari a Credit Suisse (CS) per fronteggiare i suoi problemi.
In realtà si tratta del primo passo per cedere CS a UBS, lo storico rivale svizzero, che però pretende una lauta ricompensa da parte dei contribuenti europei.
Credit Suisse, la banca svizzera con diramazioni e malaffari in Europa e nel mondo, in pratica non c'è più. O meglio continuerà ad esistere per il tempo necessario a far decantare la gravissima crisi scatenata dal suo tracollo per poi cederla a "spezzatino" alla sua storica rivale UBS - Union de Banque Suisse.
Oppure CS continuerà a fare la "banca commerciale" con dimensioni più piccole, cedendo ai concorrenti i rami d'azienda più appetibili.
Il paradosso - che dimostra come ormai il sistema bancario internazionale sia diventato un metaverso fuori dalla realtà - è che a prestare i soldi a Credit Suisse (8 miliardi di perdita nel 2022) sia ufficialmente la Banca Nazionale Svizzera, che ha chiuso il bilancio 2022 con una perdita di quasi 150 miliardi!
Su una scala molto più grande la soluzione Credit Suisse rassomiglia a quella già percorsa in altri casi: trovare un soggetto "forte" che si assume l'onere del salvataggio dietro ricche ricompense e regalie, scaricando la "bad bank" sulle tasche dei contribuenti-piccoli risparmiatori.
Ovviamente gli squali della finanza mondiale festeggeranno la fine certificata di Credit Suisse e torneranno a pensare al business as usual.
Ma è molto probabile che la festa duri poco, se uno squalo di Wall Street come Larry Fink, CEO di Blackrock (il più grande fondo di investimenti al mondo), è preoccupato dalle radici della crisi della Silicon Valley Bank prima e di Credit Suisse dopo.
"L'amministratore delegato del più grande gestore di fondi del mondo ha avvertito che altre banche potrebbero fallire, poiché ieri sera le autorità di regolamentazione svizzere sono state costrette a rassicurare gli investitori che il Credit Suisse non era a rischio.
Larry Fink, amministratore delegato di Blackrock, ha affermato che il recente fallimento di Silicon Valley Bank , Silvergate e Signature Bank negli Stati Uniti potrebbe essere l'inizio di una crisi "lenta e progressiva" che potrebbe far fallire altri.
L'avvertimento, fatto nella sua lettera annuale agli investitori, è arrivato mentre le azioni del Credit Suisse sono crollate di ben il 30% mercoledì, innescando un'ondata di panico e speculazioni che potrebbe essere costretto a un piano di salvataggio."
In pratica sta accadendo quello che era possibile prevedere da almeno 10 anni: il denaro stampato dalle banche centrali in risposta alla crisi del 2008 ha generato il paradosso che i titoli di Stato o delle grandi aziende multinazionali considerati un investimento solido e sicuro sono diventati "titoli tossici" alla stregua dei famigerati subprime.
Perché chi li ha comprati quando i tassi scendevano a zero (o sotto) per volontà dei Bernanke, Yellen, Draghi e C. hanno ha visto il valore crescere di molto e "senza rischi".
Ora che i tassi salgono per effetto dell'inflazione si ritrova con perdite del 30-40% da mettere a bilancio.
Per fare fronte alle perdite le banche hanno bisogno di più liquidità, sottraendola al credito alle imprese e famiglie e quindi accelerando le dinamiche della prevista recessione economica.
Ma la crisi del debito di aziende e privati si riflette a distanza di tempo (in genere un paio di anni) anche sui bilanci delle banche per effetto dei crediti insoluti e in sofferenza.
Una spirale, appunto, come teme Larry Fink lo Squalo.
Ma non ditelo ai piccoli risparmiatori, che oggi correranno tutti a comprare le azioni di Credit Suisse "a prezzi stracciati" su consiglio di consulenti finanziari di banche in pieno conflitto di interessi.
Prevedo che molti piccoli traders rimarranno con le dita bruciate...