Dopo una settimana di segnali continui e crescenti sui contagi e sugli ammalati da Covid-19, la commissione sanitaria che in Israele gestisce la pandemia ha deciso di procedere ad una terza somministrazione di vaccino almeno per tutti gli over 60 immunizzati da 6 mesi, anche se non se conoscono ancora i rischi e i benefici.
Negli USA la FDA che autorizza i farmaci brevettati sul suo territorio (Pfizer e Moderna, utilizzati in Israele) non ha ancora dato l'OK alla terza dose di Pfizer perché mancano sufficienti evidenze, o forse si cerca di non spaventare troppo la popolazione.
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La mossa di Israele arriva in sintonia con l'annuncio di Pfizer riguardante una ricerca che dimostra che una terza dose del vaccino ha aumentato gli anticorpi in coloro che lo hanno ricevuto da cinque a 11 volte. L'azienda farmaceutica, che ha anche annunciato di aver quintuplicato i profitti grazie a Covid-19, spera di richiedere l'approvazione dell'uso di emergenza della terza dose in agosto.
La variante Delta si sta rapidamente diffondendo in Israele. Mentre la maggior parte dei nuovi casi sono giovani, tra cui bambini non vaccinati, il paese sta iniziando a vedere sempre più anziani vaccinati cinque e sei mesi fa essere di nuovo infettati.
Una ricerca preliminare del ministero della Salute israeliano ha dimostrato che il vaccino Pfizer ha un'efficacia solo del 16% contro la variante Delta nelle persone vaccinate tanto tempo fa.
Inoltre, si stima che per le persone dai 60 anni in su, l'efficacia del vaccino nella prevenzione delle malattie gravi sia scesa dal 97% all'81%.
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Dal 1 al 20 luglio in Israele sono morte 20 persone, di cui 15 vaccinate con due dosi, come il 58% delle 143 ricoverate.
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La terza dose di vaccino è un'arma a doppio taglio, perché annunciarne oggi l'utilizzo, prima ancora che in quasi tutti i paesi del mondo si sia completato il ciclo di vaccinazione previsto, significa dare un'arma in più a coloro che negano l'utilità dei vaccini.
Impossibile pensare di vaccinarsi ogni tre mesi, se dall'inizio del 2021 ad oggi la quota dei vaccinati è attorno al 60% nei paesi più avanzati.
E laddove si è superata quota 70%, come in Gran Bretagna, i casi di Covid sono risaliti ma nessuno ha voglia di ricominciare a vaccinarsi.
La terza dose potrebbe però essere l'unica via obbligata quando a settembre-ottobre la circolazione del coronavirus in Europa e negli Stati Uniti dovesse riprendere a ritmi ancora più preoccupanti.
Manca ancora una terapia efficace contro covid, anche perchè ci si è illusi che il vaccino sarebbe bastato a vincere la guerra definitivamente e non si è investito sufficientemente nella ricerca di farmaci alternativi.
All'inizio dell'autunno, con la prospettiva del lungo tunnel invernale, appare inevitabile dichiarare una nuova emergenza covid mondiale. E con quali armi combatterla, se non quella, disperata, della terza dose?
Israele ha deciso di anticipare la decisione.
Nelle sue condizioni può permetterselo, avendo già quasi completato la seconda, con un numero di abitanti basso e concentrato, e non avendo opposizioni interne significative.
Per gli altri, Italia compresa, alle prese con l'urgenza di far ripartire l'economia, tra No Vax e No green pass, si tratta di capire quali effetti politici, prima ancora che sanitari, potrebbe generare la inevitabile terza dose di vaccino.
E che ne faremo del green pass se sarà necessaria la terza dose di vaccino?