Strane coincidenze accadono nel mondo delle Big Pharma e sul campo di battaglia dei farmaci per combattere Covid-19.
Dopo l'annuncio da parte del ministero della Sanità britannico del via libera all'utilizzo del farmaco orale Molnupiravir brevettato dalla Merck, non passano nemmeno 24 ore che arriva la notizia di un altro farmaco curativo messo a punto dalla Pfizer, il Paxlovid.
Nonostante sia ancora nella seconda delle tre fasi di sperimentazione, Pfizer ha annunciato che ne chiederà subito l'autorizzazione, garantendo risultati strabilianti con oltre l'89% di guarigioni.
Da un punto di vista medico si tratta di un'ottima notizia. Finalmente inizia a prendere corpo una strategia di uscita dalla pandemia mediante farmaci da assumere solo in caso di contagio sintomatico di Sars-Cov-2.
Finalmente si intravede la possibilità di fare a meno dei vaccini preventivi e dei green pass per ritornare alla "normalità".
Ai primi sintomi di Covid-19 basterà fare un tampone, verificare la presenza del virus e farsi prescrivere dal medico di base le pillole anticovid, potendole assumere standosene tranquillamente a casa.
Niente più paura di morire o di finire in terapia intensiva attaccato ad una bombola di ossigeno.
Da un punto di vista sociale l'annuncio della'antivirale Merck prima e di Pfizer subito dopo, dovrebbe invece far gridare allo scandalo e consigliare l'apertura di un'inchiesta rigorosa sul comportamento delle Big Pharma.
C'è il sospetto che la Pfizer abbia "ritardato" appositamente la sperimentazione del farmaco orale per spremere fino in fondo il "limone" del vaccino fino alla terza dose, se non addirittura la quarta. E' stata costretta ad accelerare sul farmaco solo dopo che la Merk ha visto approvare il Molnupiravir. E' bastato l'annuncio della Gran Bretagna, a cui sicuramente seguiranno quelli di tutti gli altri paesi, per costringere Pfizer a rendere noti i risultati della fase sperimentale.
La produzione di vaccini è molto più profittevole di un farmaco, almeno stando al numero dei potenziali soggetti interessati.
Il vaccino anticovid, per essere efficace, deve essere somministrato ad almeno l'80% della popolazione mondiale con due o tre dosi. In termini numerici una montagna di almeno 20 miliardi di dosi di vaccino, con un ricavo medio di 15 dollari a dose si arriva a 600 miliardi di dollari (ipotesi 2 dosi) o 900 nell'ipotesi di tre. Un business in grado di generare profitti per centinaia di miliardi di dollari.
Il farmaco curativo, di cui ancora non si conoscono gli aspetti economici, si somministra solo a chi si ammala, ovvero presenta sintomi a seguito di contagio da coronavirus.
I dati odierni indicano in circa 250milioni gli individui contagiati accertati (quelli effettivi sono almeno cinque volte di più) e in più di 5milioni i morti conclamati. Ipotizzando un tasso del 10% di sintomatici si arriverebbe a numeri dell'ordine di decine di milioni di individui, gestibili con i farmaci orali. Si realizzerebbero comunque grandi profitti ma molto inferiori a quelli garantiti dal vaccino. La Merck ha annunciato di essere disponibile a rinunciare alle royalty sul Molnupiravir, che quindi potrebbe essere distribuito ad un prezzo accessibile attorno ai 30 dollari.
L'iniziativa della Merck ha quindi accelerato i piani di tutte le altre aziende farmaceutiche e costringerà anche i governi arivedere le strategie. La Gran Bretagna è stata la più svelta, come già per i vaccini, ma è certo che anche gli altri paesi dovranno prima o poi allinearsi.
Ma il ciclo dei farmaci (approvazione, produzione, distribuzione) non riuscirà comunque a chiudersi prima dell'imminente inverno, che si preannuncia duro e angoscioso.
COVID-19, LA BATTAGLIA D'INVERNO IN EUROPA
Un mese fa la guerra a Covid-19 sembrava già vinta.
Invece sta arrivando l'inverno in Europa e il coronavirus torna a fare paura. Si prepara l'arma della terza dose, ma sarebbe meglio puntare subito sul Molnupiravir come in Gran Bretagna.
Ogni giorno decine di migliaia di contagiati, centinaia di morti, la curva del covid-19 torna a salire dall'Europa dell'Est - Bulgaria e Romania - verso la Germania, la Danimarca e la Svezia.
La nuova avanzata del coronavirus per ora colpisce maggiormente i paesi in ritardo sulle vaccinazioni, tanto che in Germania parlano di "pandemia dei No-Vax" ma se si vanno a guardare le statistiche si scopre quello che già si temeva. I contagi colpiscono anche i vaccinati, soprattutto quelli da oltre 4 o 6 mesi.
L'efficacia dei vaccini si riduce in un tempo più breve di quanto dichiarato inizialmente, e la terza dose che ormai è prevista per tutti senza distinzioni di età impone di iniziare un nuovo sforzo di mobilitazione generale, con tempi di vaccinazione lunghi mentre l'inverno è già alle porte.
Illusorio pensare di poter somministrare la terza dose a tutti prima di Natale, quando la concomitanza tra feste in famiglia, shopping e influenza stagionale farà innalzare il rischio covid alle stelle.
I governanti che pensavano di poter già raccogliere i frutti delle riaperture i tutte le attività socio-economiche ora sono costretti ad affrontare uno scenario in cui non si escludono nuovi lockdown o limitazioni.
Il green pass si sta rivelando inutile, anzi pericoloso, anche se nessuno è disposto ad ammetterlo e chi lo fa viene tacciato di propaganda sovversiva.
Si verifica che l'introduzione del green pass, con o senza mascherine, ha azzerato completamente la percezione del rischio da parte dei vaccinati: "ho il green pass , quindi sono al sicuro".
Questo atteggiamento consente al coronavirus di diffondersi più velocemente e di creare nuove varianti, due fenomeni che alla lunga diventano pericolosissimi e creano le condizioni per una ripresa generalizzata della pandemia.
Il Molnupiravir può essere l'arma vincente