Aspettiamo di conoscere in che modo il governo Draghi renderà obbligatorio il vaccino anti-covid per tutti gli operatori sanitari, come promesso.
Sarà un decreto legge o un DPCM? L'obbligo sarà circoscritto agli operatori sanitari a contatto con il pubblico o esteso a tutti , compreso il personale amministrativo? e anche gli addetti di aziende private che forniscono beni e servizi al sistema sanitario?
Ad esempio, se il cibo fornito ai pazienti degli ospedali proviene da una società esterna chi mi garantisce che non sia contaminato dal virus trasmesso dal personale contagiato? Fino a quale anello della catena fornitore / cliente sarà esteso l'obbligo di vaccinazione?
Dati i confini incerti e le troppe diramazioni della catena, non conviene forse introdurre l'obbligo per tutta la popolazione?
Esiste un prezzo politico e sociale "necessario" da pagare per sconfiggere la pandemia?
E quale è il prezzo che siamo disposti a pagare per vincere la guerra contro il coronavirus? chi e come lo decide?
Non ho la presunzione di rispondere a domande così complesse e articolate.
Però mi accorgo che comunque il problema venga rigirato, si va sempre a sconfinare in due aspetti:
1 - il potere di condizionamento e manipolazione esercitato dall'enorme business delle aziende farmaceutiche
2 - l'orientamento sempre più marcatamente decisionista / autoritario dei sistemi politici, la propensione ad utilizzare "metodi sbrigativi, dolorosi, rischiosi" per risolvere problemi complicati e di vasta portata.
Nel caso della pandemia di Sars-Cov-2 l'esempio più lampante è quello cinese: il lockdown imposto nei mesi iniziali del 2020 è stato improntato al "sequestro totale" dell'intera popolazione, con l'uso dell'esercito, la retorica del patriottismo, la soppressione di qualsiasi critica.
L'obbiettivo finale giustifica metodi estremi, che nel caso della Cina sono la norma, ma è una tendenza che anche in altri sistemi non-autoritari si è fatta strada, in modo esattamente speculare a quella dei negazionisti stile Bolsonaro-Trump, che sostengono l'inesistenza delle premesse scientifiche per giustificare l'assenza di misure di prevenzione coercitive.
In entrambi i casi i sistemi politici si avvalgono di "evidenze scientifiche", quasi sempre autorevoli e indipendenti. Nel caso della pandemia di Covid-19 i governi addirittura hanno apparentemente ceduto una gran parte del potere decisionale a strutture tecnico-scientifiche.
Il lockdown? Lo decide il comitato degli esperti sulla base di dati "inoppugnabili".
In genere i sistemi liberal-progressisti si sono avvalsi di questa opzione mentre quelli di destra si oppongono "alla dittatura sanitaria".
Questo schema ha funzionato nel primo anno di pandemia, in assenza di conoscenze e strumenti per combatterla. Ma ora siamo nel secondo anno, e le cose si complicano.
I danni esistenziali ed economici sono enormi, le popolazioni stremate dalla disoccupazione e dai divieti, i governi stanno finendo le munizioni del debito monstre, l'avidità dei profitti scalpita.
L'unica soluzione cercata e trovata sta nelle mani di Big Pharma. Prendere o lasciare.
E' l'ora dei Draghi, dei "what ever it takes".
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Apro una parentesi.
La mistica esaltatrice del "what ever it takes" non mi è mai piaciuta, anche nell'era pre-pandemia.
Penso che sia una frase cinica e incline all'autoritarismo, che solo in quel pianeta oscuro e violento chiamato Banche & Finanza Internazionale poteva riscuotere tanto successo acritico come quello ricevuto da Mario Draghi quando era il boss della BCE.
Solo chi ritiene di avere enormi poteri e sconfinate ambizioni, un tempo si chiamavano tiranni, può dire di "perseguire un obbiettivo a qualsiasi costo", qualunque sia il prezzo da pagare.
C'è sempre, ci deve essere sempre, un punto di equilibrio tra il conseguimento di un risultato, per quanto nobile, e i costi umani, sociali, morali, economici che si è disposti a sopportare.
Dietro i "fini che giustificano i mezzi" si annidano sempre vantaggi diseguali, interessi, spesso soprusi.
Piuttosto che pendere dalle labbra di un qualsiasi duce, è preferibile esplicitare l'analisi costi / benefici delle decisioni da prendere, su cui ci possono essere opinioni e sensibilità diverse, ma fa parte delle sofferenze delle democrazie. Altra cosa è dire "questo è l'obiettivo, questa è la direzione, what ever it takes".
Alla gente piace molto, soprattutto in certi momenti, avere una guida sicura, determinata, un'immunità di gregge raggiunta "what ever it takes" in qualsiasi campo della vita umana.
Accadde così anche nel Ventennio.
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La crisi dei sistemi politici sfocia verso la ricerca dei "what ever it takes" di turno.
Boris Johnson spopola in Gran Bretagna per aver dichiarato esplicitamente di aver rubato decine di milioni di dosi AstraZeneca a quei fessi di europei. "E' il capitalismo, bellezza!"
Biden negli Stati Uniti si mette l'abito francescano e promette di dare un pò di vaccini agli europei, le dosi in avanzo ovviamente, se mai avanzeranno.
L'India di Modi, maggior esportatore mondiale di vaccini, si vendica dei secoli di colonizzazione subìta e proclama India First.
In Italia il generale Figliuolo rischia di fare la fine di Luigi Cadorna, quello della disfatta di Caporetto, e perciò ha chiesto la mobilitazione nazionale per il Piano Vaccini. I disertori non saranno tollerati, niente NO-Vax, soprattutto tra i soldati in prima linea, gli operatori sanitari.
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Mario Draghi si esalta, quando annusa l'odore di "what ever it takes".
Per far ripartire il mondo squassato dal coronavirus non ci sono alternative credibili ai vaccini di AstraZeneca, Pfizer, Moderna, J&J e C.
Per questo non ci sono dubbi che presto verrà emanato un decreto che prevede l'obbligo di vaccinazione per tutti gli operatori sanitari, e non solo.
La vaccinazione obbligatoria potrebbe essere estesa anche ad altre categorie, dal pubblico impiego agli operatori turistici, perché no, tutto ciò che serve per far ripartire l'economia il più presto possibile.
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I vaccini anti-covid che fin qui sono stati messi a punto non hanno ancora sciolto 3 grandi dubbi.
1 - Quanto dura la copertura del vaccino, anche dopo la seconda dose? Dai 9 ai 12 mesi, secondo numerosi esperti. Diventerà quindi un vaccino annuale, come per l'influenza.
2 - Chi è vaccinato può infettarsi, cioè risultare positivo al tampone? e può contagiare altre persone? Sembra di si, e in questo caso a cosa serve vaccinare gli operatori sanitari? dal momento che potrebbero comunque infettare i pazienti e i vaccinandi?
3 - E' possibile raggiungere l'immunità di gregge con una vaccinazione di massa? No, dicono gli esperti immunologi, perchè le dimensioni del fenomeno e la comparsa di numerose varianti rendono impossibile raggiungere l'obiettivo.
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L'unica soluzione possibile da qui ai prossimi anni è la vaccinazione continua.
Tra qualche giorno arriverà anche il mio turno, spero.
A ben pensarci, l'unico modo per tornare alla normalità politica pre-pandemia è quello di vaccinarsi ogni due o tre mesi, facile e normale, come andare dal parrucchiere.
Nessuno penserebbe che iniettarsi qualche goccia di liquido nelle vene sia rischioso o moralmente inaccettabile - siamo ormai pieni di plastica e carbone - nessuno invocherebbe poteri speciali per sconfiggere il coronavirus e ricevere recovery fund "what ever it takes".
Un ritorno alla normalità con due piccoli inconvenienti: chiudere un occhio sui contrabbandi di AstraZeneca & C. ; tenersi il santino di Mario Draghi vicino al letto per i prossimi decenni.