Nel pieno dell'estate, dopo essere stato per mesi additato ad esempio vincente della guerra a Covid-19, Israele si è scoperto improvvisamente di nuovo sotto la minaccia della pandemia. Lo stupore e l'allarme proveniente dallo stato ebraico si sono diffusi in tutto il mondo, sollevando interrogativi e dubbi sull'efficacia dei vaccini.
Perché Israele era ormai ritenuto da tutti l'avamposto delle strategie di guerra che puntavano a debellare il coronavirus entro l'estate, grazie alla massiccia campagna di vaccinazione che avrebbe consentito l'immunità di gregge una volta superata la soglia dell'80% di vaccinati con due dosi e all'obbligo del green pass generalizzato.
Se il fronte israeliano si indebolisce o arretra, cosa accadrà nel resto del mondo?
Se la vaccinazione di massa non consente di recuperare la piena agibilità e mobilità socio-economica, quale altro argomento potrà convincere i più restii e i no-vax a vaccinarsi?
All'inizio di settembre circa 30.000 ebrei ultra-ortodossi (hassidi) si sono recati a Uman in Ucraina per pregare sulla tomba del rabbino Nachman di Breslov durante il pellegrinaggio annuale di Rosh Hashanah.
Quando sono tornati quasi il 15% è risultato positivo a Covid-19, costringendo il ministero della salute a organizzare un gigantesco piano di quarantena e a procedere a decine di arresti per procurata minaccia.
Ma in realtà la colpa, come hanno sottolineato anche i mass media filogovernativi, è tutta da cercare nella confusione generata dal susseguirsi di norme e contronorme, divieti e permessi, a cui l'opinione pubblica non presta più attenzione, anche perchè convinta di aver già assolto al proprio compito vaccinandosi, e quindi annullando ogni altra precauzione.
Negli ultimi 28 giorni in Israele sono stati rilevati 225mila contagi e 710 morti, quasi quanto quelli della Germania che ha una popolazione 8 volte più grande. Il totale da inizio pandemia è di 1.155.000 contagiati e 7320 morti.
Guardando i numeri di contagi e morti crescere durante il mese di luglio, ad agosto Israele ha deciso di accelerare sulle vaccinazioni, iniziando per primo la somministrazione della terza dose di vaccino Pfizer-Biontech a tutta la popolazione. dopo tre settimane di "terza dose" il bollettino di guerra ha registrato un calo dei contagi, dei ricoveri e dei morti.
Il giorno dopo Rosh Hashanah, il capodanno religioso ebraico, la quarta ondata di coronavirus in Israele sembrava ritirarsi, ma evitare l'autocompiacimento rimane cruciale, ha detto il direttore generale del Ministero della Salute Nachman Ash.
"Siamo dopo Rosh Hashanah e all'inizio dell'anno scolastico, mentre il periodo delle vacanze continua", ha detto Ash durante una conferenza stampa. "Anche se la Rt è scesa al di sotto di 1, non dobbiamo essere compiacenti. Negli ultimi giorni c'è stato un leggero rallentamento dei dati di morbilità, che può essere attribuito all'effetto del terzo vaccino".
Ma c'è l'incognita delle scuole, che hanno riaperto il 1 settembre, e la metà dei circa 80mila contagiati attuali sono giovani studenti, mentre oltre 100mila sono in quarantena.
Mentre il fronte di guerra americano registra perdite e incertezze, quello israeliano sembra confermare di avere imboccato la strada vincente.
Ma gli israeliani nella guerra a Covid-19 hanno un "comandante in capo" molto potente, che nessun altro paese può permettersi.
Si chiama Albert Bourla, nascita registrata nel 1961 a Salonicco in Grecia da madre ebrea sopravvissuta alle stragi naziste, e da due anni è il capo supremo di Pfizer, la Big Pharma americana diventata famosa per il suo vaccino anti covid, che quest'anno frutterà ricavi per 34 miliardi di dollari.
Albert Bourla, inserito dal Jerusalem Post al quarto posto tra gli ebrei più influenti nel mondo, ha fornito le prime dosi di vaccino disponibili proprio ad Israele, anziché alla Grecia, non solo per la nostalgia delle origini che un ebreo si porta sempre dietro, ma anche perché lo Stato ebraico era il giusto mix per iniziare la vaccinazione in una fase di grande incertezza: una popolazione limitata nei numeri (circa 12 milioni di vaccinabili) e un sistema di raccolta ed elaborazione dei dati molto efficiente, utile per analizzare i risultati quasi in tempo reale.
Un fattore importantissimo, dal momento che le vaccinazioni in tutto il mondo sono iniziate senza una vera e propria sperimentazione clinica.
E infine ha giocato anche la simpatia di Bourla per Bibi Netanyahu, che gli ha telefonato più di 30 volte per fare pressione su Pfizer, nella speranza, poi risultata vana, che la vittoria sul coronavirus potesse determinare anche quella della sua rielezione.
La joint venture tra Pfizer e Israele è totale, ed è alla base anche della decisione di anticipare la terza dose di vaccino per tutti, mentre gli altri governi ancora tentennano o la limitano ad alcune categoria di soggetti.
Bourla - Bennett (il nuovo premier israeliano) è la coppia di "generali" alla guida del fronte israeliano contro il covid a cui guarda il resto del mondo in attesa di un segnale.
Inutile dire che i palestinesi di Gaza e Cisgiordania sono esclusi o discriminati dalla campagna di vaccinazione.
Per loro c'è il muro, il filo spinato, l'esercito israeliano di soldati con armi sofisticate e non quello degli operatori sanitari con siringhe.
Si tratta di un comportamento moralmente ingiusto e tecnicamente miope. Tutti sanno che il coronavirus non si ferma con missili, carri armati o muri. Senza considerare che la grande conflittualità interna ai territori occupati dagli israeliani genera situazioni di contagio incontrollabile.
Ma per questo Albert Bourla di Pfizer ha già consigliato la quarta dose di vaccino, da iniettare con bombardamenti a tappeto.
2 - continua
COVID-19 NEWS DAL FRONTE DELLA PRIMA PANDEMIA DELL'ERA POSTMODERNA - U.S.A.
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Date Created: 11/09/2021 15:55:09