Bisogna spezzare una mezza lancia a favore di Flavio Briatore e del suo Billionaire. Sono diventati lo spot pubblicitario piu' efficace per smentire le tesi negazioniste tipo "il coronavirus non esiste piu'" e hanno consentito di aprire gli occhi a quello che accadra' tra qualche settimana. La Sardegna e' diventato il laboratorio di come si trasporta e diffonde Covid-19.
Perche' e' ovvio che non sono solo le discoteche o i ristoranti della Costa Smeralda ad essere colpevoli dei contagi, ma anche se non soprattutto i traghetti e gli aerei che hanno trasportato i vacanzieri dall'isola alla penisola, dando seri elementi di come il trasporto in ambienti chiusi sia pericoloso per il contagio. Proviamo ad immaginare cosa accadra' sui mezzi pubblici di Roma, Milano, Napoli o Torino quando riapriranno le scuole a meta' settembre ...
______
Dalla meta' di agosto in Europa e anche in Italia, il dato giornaliero dei nuovi casi di coronavirus eguaglia quello dello scorso maggio, quando tutti avevano ancora paura ad uscire di casa con la mascherina, e le scuole, bar, discoteche erano sigillate. Dimenticati i 35 mila morti in pochi mesi, adesso nessuno ha paura, e persino il prudente Ministro della Salute Roberto Speranza si affretta a stemperare i timori che da qui a trenta giorni, con i rientri dalle vacanze e la riapertura delle scuole, possa esserci un nuovo lockdown, causato dal ritorno di fiamma della pandemia. "potete anche infettarvi a migliaia, tanto nessuno avra' il coraggio di introdurre nuove misure di chiusura. Tuttalpiu' state attenti a non dimenticarvi le mascherine, altrimenti saranno multe salate. " Forti di questo messaggio esplicito che aveva iniziato a circolare prima dell'estate con il patrocinio di negazionisti, economisti, commercialisti e leghisti, migliaia di italiani si sono lasciati andare, per infettarsi nei luoghi piu' esotici o semplicemente in Sardegna. Soprattutto giovani ai quali e' stata spacciata la bufala che il coronavirus contagia solo i vecchi rimbambiti. Rientrati dalle vacanze dopo essersi ossigenati in discoteca, gli adolescenti si accingono a frequentare la scuola, armati di mascherine anticovid e del manuale con le misure di sicurezza predisposte per garantire la ripresa delle attivita' scolastiche in aula.
Si da' per scontato che i giovani scolari saranno disciplinati e attenti agli ordini impartiti dalle autorita' e dai professori. Metteranno da parte pulsioni, istinti e spavalderie adolescenziali pur di non infettarsi e soprattutto infettare i loro vecchi rimbambiti genitori.
A Berlino, dove ci si immagina un popolo piu' ordinato e disciplinato di quelli mediterranei, le scuole che avevano riaperto da quasi un mese stanno frettolosamente richiudendo le porte, lasciando a casa migliaia di studenti e soprattutto dopo aver creato decine di nuovi focolai tra la popolazione adulta, che a sua volta e' tornata al lavoro e alle abitudini pre-covid.
Altrettanto sta accadendo in tutti gli altri paesi. In Italia la Ministra della Pubblica Istruzione Azzolina e' stata presa di mira per le tante incertezze e oscillazioni nei mesi scorsi. Riaprire o non riaprire? In aula o in luoghi aperti ? oppure a distanza, oppure via Internet ? banchi vecchi o banchi nuovi ? piu' professori? e dove li mettiamo? misuriamo la febbre? o ci fidiamo di una dichiarazione spontanea? e se c'e' un positivo al Covid-19, chiudiamo tutta la scuola o solo la classe? e se ce n'e' uno per classe? .... Si e' passata l'estate ad illudersi che il coronavirus sarebbe scomparso e in tal modo sarebbero scomparse anche le questioni che il lockdown aveva sollevato. Innanzitutto quella relativa alla necessita' di iniziare ad approntare un modello di insegnamento a distanza, utile non solo nel caso di una seconda o terza ondata di covi-19 ma soprattutto per allineare la scuola, i programmi e le competenze alla realta' circostante. Da decenni la scuola e' immobile e fine a se stessa, in gran parte scollegata con i fenomeni tecnologici e di costume, con gli strumenti e le modalita' di scambio delle informazioni e dei canali di apprendimento. Un corpo docente invecchiato e i sindacati di categoria chiusi nel dilemma se e' meglio essere sottopagati ma godersi i piccoli apparenti privilegi della professione, o se accettare la sfida lanciata dalla pervasivita' di internet, che gia' oggi consentirebbe senza troppi sforzi di insegnare a distanza, senza docenti reali, con sistemi di verifica piu' oggettivi, senza far sprecare tempo e risorse economiche per mantenere in piedi un enorme apparato immobiliare e un altrettanto enorme apparato burocratico, con risultati peraltro scarsi. Dopo il lungo lockdown, la ripresa di settembre poteva essere l'occasione per sperimentare una soluzione mista : la parte didattica intesa in senso stretto svolta a distanza e presenza in aula due giorni a settimana per interrogazioni e verifiche in aule ridotte a un terzo, in modo da garantire distanze e controlli. La componente didattica avrebbe richiesto massicci investimenti in tecnologie e creazione di modelli / contenuti uniformi, per non lasciare spazio all'improvvisazione dei mesi scorsi. Quasi nulla e' stato fatto, si e' preferito polemizzare con la ministra Azzolina per propaganda elettorale o per convenienze sindacali, confidando nel fatto che "il virus non fa piu' paura" e che tutto si risolve assumendo qualche decina di migliaia di insegnanti frustrati e comprando banchi nuovi da far scarabocchiare al posto di quelli vecchi. Sta arrivando l'autunno, non esiste un piano B per la scuola e nel caso in cui a ottobre la situazione sanitaria diventi impossibile tanto da obbligare comunque alla chiusura, si ripiombera' nel buio atavico di un sistema di insegnamento bloccato e assente, con costi sociali incalcolabili e duraturi. Martedi' 25 agosto l'algoritmo del coronavirus calcola 813.207 morti ufficiali e 23.647.377 casi accertati di contagio. Secondo le prime rivelazioni, gli effetti del vaccino potrebbero svanire dopo 6 mesi, e chi si e' ammalato potrebbe aver sviluppato anticorpi insufficienti a prevenire un secondo contagio.