Mario Draghi viene nominato Presidente della BCE il 1 novembre 2011.
Quella è la data di "assunzione", ma l'epoca in cui iniziano le grandi manovre per la successione di Trichet allo scranno di Francoforte è almeno di 6 mesi prima.
I contendenti, i governatori delle banche centrali dei paesi dell'Unione Europea, iniziano a scaldare i motori almeno un anno prima.
Per poter competere a quel ruolo occorrono particolari circostanze, tutte politiche, e un curriculum di ordinaria amministrazione privo di macchie particolari.
Mario Draghi è il cavallo di numerosi ambienti finanziari e politici. Quasi tutti i paesi europei sono attraversati da crisi bancarie di proporzioni notevoli. L'Italia sembra l'unica esente dal contagio. I soliti ambienti collaterali ai mass media e agli opinion makers iniziano a costruire l'immagine di un sistema bancario italiano virtuoso grazie alla gestione della Banca d'Italia e del suo governatore Mario Draghi. Il provincialismo dei banchieri italiani viene elevato a virtù in confronto alla rischiosa avidità che aveva collassato le banche spagnole, francesi, tedesche e inglesi, dopo quelle americane affogate nei subprime.
Tutti gli uomini di via Nazionale, e in particolare quelli che fanno le ispezioni nelle banche, ricevono l'input di non scoperchiare troppo le pentole che bollono, per non creare allarmismi che potrebbero compromettere l'immagine del sistema bancario italiano e di Mario Draghi.
Le ispezioni vengono addomesticate. Tutti gli occhi vengono chiusi, ma c'è una situazione che è difficile se non impossibile, mettere sotto l'armadio, perchè troppo grande.
E' quella del Monte dei Paschi di Siena, che nel 2008 aveva "comprato" Banca Antonveneta dal Banco Santander sborsando 17 miliardi di euro che non aveva e, pur di concludere l'affare aveva presentato conti falsi che se fossero saltati fuori avrebbero imbarazzato la Banca d'Italia e il suo governatore Mario Draghi.
Tra il 2010 e inizio 2011 la situazione di MPS diventa sempre più grave. La Banca d'Italia cerca di arginarla con i classici strumenti, ad iniziare da aumenti di capitale che si rivelano insufficienti a coprire l'enorme voragine amplificata dalla scoperta di contratti derivati che erano serviti a falsificare i conti. Pur di coprire e rinviare lo scandalo, la Banca d'Italia di Mario Draghi inizia a pompare liquidità nella banca senese, come gettare acqua in un pozzo senza fondo.
Lo scopo evidente è quello di non far fare il botto a MPS prima della nomina del nuovo governatore della BCE, la carica a cui ambisce Mario Draghi.
La cronaca di quel periodo rivela le strane concomitanze. descritte nel racconto di una fonte autorevole, la Banca d'Italia:
Dall’estate del 2011 il brusco peggioramento delle condizioni di mercato (la crisi del debito sovrano si estende all’Italia) determina un nuovo, forte indebolimento della posizione di liquidità di MPS, soprattutto a seguito dell’ampliamento dei margini da corrispondere a garanzia delle due operazioni repo sopra menzionate. La Vigilanza tramite interventi sia formali sia informali richiama i vertici della banca sull’assoluta necessità e urgenza di assumere tutte le iniziative idonee a ripristinare congrui margini di liquidità.
Nel settembre 2011 la Vigilanza, per valutare con precisione l’idoneità delle iniziative adottate da MPS, avvia con urgenza una seconda ispezione presso la banca. L’accertamento, iniziato a fine settembre, assicura anche – in condizioni di mercato tese – un presidio diretto sulla gestione della liquidità del gruppo MPS, essenziale al fine di monitorare la situazione in stretto raccordo con gli uffici centrali di Vigilanza.
L’ispezione indica, sin dalle prime fasi, che le problematiche in precedenza rilevate dalla Vigilanza non sono state di fatto superate e conferma che il gruppo MPS rimane connotato da carenze organizzative significative e da un assetto manageriale inadeguato.
La posizione di liquidità della banca si fa più fragile. Nell’autunno 2011 si rendono necessarie da parte della Banca d’Italia operazioni di prestito titoli al fine di consentire alla banca di ampliare il ricorso al rifinanziamento della Banca Centrale Europea.
Data la difficile situazione emersa a seguito della nuova ispezione, il 15 novembre 2011 il Direttorio della Banca d’Italia convoca a Roma i massimi vertici di MPS e della Fondazione al fine di metterli di fronte alle proprie responsabilità e richiede a MPS una rapida, netta discontinuità nella conduzione aziendale.
Successivamente MPS risolve il rapporto con il Direttore Generale, dr. Vigni. Il 12 gennaio 2012 il dr. Viola viene nominato DG. Al momento della risoluzione del rapporto al dr. Vigni viene riconosciuto un compenso di circa 4 mln. Nel luglio 2012 la Banca d’Italia, ritenendo che tale compenso non sia giustificato dalle circostanze, avvia approfondimenti specifici successivamente sfociati in una formale lettera di intervento e in una procedura sanzionatoria nei confronti degli organi di amministrazione e controllo dell’epoca, responsabili della decisione.
Il 19 gennaio 2012 il Governatore della Banca d’Italia invia a MPS una lettera in cui vengono ribaditi i rilievi mossi dal Direttorio nel corso dell’incontro del 15 novembre. Alla luce delle carenze e delle tensioni rilevate, viene richiesto a MPS un piano straordinario di interventi.
In sintesi, la Banca d'Italia fece tutto il possibile per rinviare le iniziative che erano necessarie già dal 2010 e che invece fu costretta a prendere subito dopo la nomina di Draghi alla BCE nel 2011.
Ma non è solo la crisi del Montepaschi ad essere stata messa in frigorifero. Nel corso degli anni successivi si scoprirà che la gran parte dei dissesti bancari italiani traevano origine dall'epoca di Mario Draghi governatore della Banca d'Italia e dalle direttive che l'Istituto di vigilanza applicò anche in seguito: chiudere gli scheletri negli armadi, rinviare il più possibile gli accertamenti.
Le Popolari venete, Banca Etruria e da ultima la Banca Popolare di Bari sono conseguenze della gestione Draghi a cavallo tra il 2008 e il 2011, e proseguita anche dopo, quando da governatore della BCE Draghi ha di fatto evitato di ripulire il sistema bancario europeo scaricando i costi delle ristrutturazioni bancarie sui contribuenti e sulle generazioni future.
Il conto totale supera i 100 miliardi di euro, metà dell'agognato Recovery Fund ovvero Next Generation EU.
Chi oggi, da Salvini a Grillo, da Berlusconi a Zingaretti, dipinge Mario Draghi come "una brava persona", "il migliore", il "salvatore della Patria", lo fa perché è ipnotizzato dai superpoteri di Super Mario oppure perchè è incline alla piaggeria per il proprio tornaconto?
Non vi siete accorti che ha già fatto scomparire il coronavirus dalle prime pagine dei giornali?
Sulle capacità professionali di Mario Draghi non ho dubbi. Sono notevoli, e spaziano dal campo delle scienze politico-economiche a quello della matematica finanziaria, dalle tecniche della comunicazione alla parapsicologia, dalla letteratura alla medicina.
Non capisco perché in questi giorni quasi tutti si dimenticano di ricordare anche i suoi meriti e competenze nel dissesto del Montepaschi e di altre banche italiane.
Quei meriti sono tutti suoi, e di nessun altro.
i.fan.
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Date Created: 07/02/2021 12:10:23