Al termine di un'intervista al Corriere della Sera il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, preso a prestito nel governo Draghi dall'industria militare, lancia il sasso della possibile ripartenza dell'opzione nucleare in Italia, con l'utilizzo di mini-reattori da 340 MW grandi quanto container da piazzare in ogni capoluogo di provincia.
Federico Fubini del Corriere chiede a Cingolani :
Dunque niente soluzioni verdi a costo zero?
«Esatto. Anche perché credo che nessuno sia così folle da pensare che la risposta sia la decrescita. Non si può chiedere alle persone di perdere il lavoro perché tutto dev’essere verde, tantomeno dopo questi anni drammatici. La sostenibilità è sempre un compromesso, non può essere un valore assoluto. Dunque deve mediare fra istanze diverse. È illusorio pensare che esista un’unica soluzione automatica».
In Francia la si cerca tramite reattori nucleari da 340 Megawatt piccoli come container, che l’Unione europea sta valutando di rendere ammissibili fra i progetti verdi.
«Questa decisione potrebbe cambiare le strategie di molti Paesi. Se cambierà la definizione stessa di energia rinnovabile, lo scenario competitivo fra economie europee cambia completamente. Valuteremo il da farsi, se questo succederà davvero».
Sembra una riflessione a margine di quella che è la priorità numero uno, cioè come utilizzare i 60 miliardi di euro previsti dal recovery plan - PNRR. Le idee non mancano, dice il ministro, ma c'è bisogno di un'accelerazione altrimenti scadono i termini e addio fondi.
Tra gli ostacoli ci sono certamente quelli che riguardano le centinaia di autorizzazioni, di valutazioni burocratiche, di tempi dettati dalle normative ordinarie.
Se si segue l'iter previsto dalle leggi, la transizione ecologica non si farà prima dei prossimi 80 anni, dice Cingolani.
Bella scoperta! Non serviva una laurea in Fisica.
Quindi si avanza l'ipotesi di una legge che consenta di operare in deroga alle leggi.
Una legge che consenta di accentrare poteri e decisioni e di scavalcare le barriere e i lacci rappresentati dalle comunità locali. Comuni, provincie, regioni che frappongono ostacoli e dilatano all'infinito i tempi.
Niente di nuovo sotto il sole, ma con la differenza che il governo attuale ha una maggioranza mai vista prima d'ora, in grado di influenzare e spezzare le barriere delle comunità locali.
(Cingolani)... abbiamo cinque anni per partire lanciati in questa corsa di fondo che durerà trent’anni e sappiamo cosa vogliamo: nuove infrastrutture, mobilità elettrica, protezione del territorio, acqua, natura, mari. Prendiamo l’idrogeno. Vogliamo una società in cui i mezzi di trasporto, le acciaierie o le cartiere usino idrogeno verde, prodotto con energia completamente rinnovabile».
Già, ma come ci arriviamo?
«Dobbiamo aver installato entro il 2030 settanta Gigawatt di potenza per la produzione di rinnovabili, oltre ad aver preparato le auto, le stazioni di rifornimento, i forni delle acciaierie».
Quanti Gigawatt stiamo installando all’anno, per il momento?
«L’obiettivo è di 6, ma finora ne abbiamo installati 0,8 all’anno. Di questo passo ci mettiamo novant’anni, non nove».
Dunque come intendete intervenire?
«Stiamo costruendo una legge di accelerazione, più che semplificazione, del Pnrr. Senza quella, non c’è niente.
...
Tutti devono capire che la sostenibilità ha dei costi, che non sono solo economici. Alcune strutture magari non saranno bellissime. Ma se si rifiutano la cattura delle emissioni, l’idrogeno grigio da metano perché produce troppa CO2, il nucleare perché è pericoloso, allora alla fine un’altra riposta va trovata».
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Ecco la transizione ecologica a cui sta pensando Cingolani : idrogeno grigio e mini-nucleare. Eolico e fotovoltaico serviranno come foglie di fico, sufficienti a mascherare gli interessi delle grandi aziende del settore energetico.
Idrogeno grigio, prodotto da reazione elettrolitica dell'acqua mediante energia elettrica prodotta dal gas naturale, estratto e trasportato dall'ENI. E' un metodo che produce CO2, a differenza dell'idrogeno verde, ma ha il vantaggio di poter dipingere subito di verde le acciaierie come l'ILVA di Taranto, con buona pace di chi ne chiede la chiusura definitiva.
E infine il grande ritorno del nucleare, anche se in formato mini, ma diffuso sul territorio.
Nell'intervista non lo dà a vedere, ma Roberto Cingolani è un grande esperto di nucleare, in particolare di quello miniaturizzato per usi militari.
L'azienda in cui lavorava prima di fare il ministro della transizione ecologica nel governo Draghi si chiama Leonardo Spa, il polo di eccellenza del settore tecnologico militare. In Leonardo, Cingolani era responsabile dell'innovazione tecnologica.
Tra le innovazioni, avrà sicuramente sentito parlare della tecnologia TRISO a cui lavora da alcuni anni il Pentagono. Una tecnologia che consente di costruire mini reattori nucleari che come combustibile utilizzano minuscole palline di uranio ricoperte da strati resistenti ad alte temperature, Una specie di pellets radioattivi. L'esercito americano vuole utilizzare i mini reattori per ovviare agli alti costi - economici e di vite umane - dei combustibili tradizionali da utilizzare per gli scopi militari in tutto il mondo. Le Forze Armate americane consumano una spaventosa quantità di energia, con altrettante emissioni di CO2, e il nucleare potrebbe in parte sopperire ai bisogni, dando anche una verniciata verde all'immagine cupa dei militari, che non guasta.
Cingolani inoltre, occupandosi di innovazioni tecnologiche, si sarà certamente documentato sul progetto di TerraPower, azienda finanziata da Bill Gates, per costruire centinaia di piccole centrali nucleari "sostenibili" da integrare all'eolico e al fotovoltaico. Una produzione di energia "stabile" da affiancare a quella più "volatile" prodotta dalle rinnovabili tradizionali.
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TerraPower e il suo partner, GE Hitachi Nuclear Energy, hanno in programma di commercializzare negli USA mini stazioni chiamate Natrium già alla fine di questo decennio. L’amministratore delegato di TerraPower, Chris Levesque, ha dichiarato che le due società stanno cercando finanziamenti da partner privati e dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.
Il progetto delle mini centrali nucleari Natrium avrebbe già il sostegno di PacifiCorp, appartenente al gruppo Berkshire Hathaway di Warren Buffett, di Energy Northwest e Duke Energy. Il piano è quello di costruire, entro il 2050, “centinaia di questi reattori in tutto il mondo, che risolvono molteplici esigenze energetiche“, ha detto Levesque. Gli impianti da 345 megawatt sarebbero raffreddati da sodio liquido e costerebbero circa 1 miliardo di dollari ciascuno.
I nuovi impianti sarebbero progettati per integrare le rinnovabili, perché immaginati per immagazzinare energia in serbatoi di sale fuso durante i giorni in cui la rete è ben fornita. L’energia nucleare potrebbe essere utilizzata solo quando l’energia solare ed eolica sono basse, ad esempio a causa delle condizioni meteorologiche.
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Come se non bastasse, l'industria del nucleare, che cerca di rifarsi il look dopo i disastri di Chernobyl e Fukushima, ha preso il sopravvento con i progetti "mini" anche in Cina, Gran Bretagna (Rolls Royce) e ovviamente in Francia (Areva, EDF).
La quale Francia ha il grande problema di come sostituire le decine di centrali nucleari obsolete e pericolose (producono oltre il 70% dell'elettricità) senza però danneggiare la potente lobby finanziaria-militare dell'industria nucleare.
Per questo Macron spinge non solo per lo sviluppo dei mini-reattori, piccoli come un container in modo da non dare troppo nell'occhio delle popolazioni locali, ma anche per farli inserire nei piani finanziati dall'Unione Europea come Next Generation EU, spacciandoli come progetti "ecologici", quindi sostenibili.
Una volta ottenuti i finanziamenti "ecologici", l'industria francese avrebbe buon gioco a piazzare i reattori anche negli altri paesi dell'Unione, grazie alla solerzia dei Cingolani di turno.
C'è una convergenza strategica tra lo scenario dell'idrogeno come combustibile "pulito" e con emissioni di CO2 verso l'obiettivo ZERO e il mini-nucleare. Quest'ultimo infatti può essere utilizzato per rendere "verde", cioè con emissioni zero, la produzione di idrogeno altrimenti "grigio" perché legato al gas metano che emette CO2.
Una grande filiera, rappresentata da un ringiovanito settore nucleare, da un baby settore di produzione, trasporto e stoccaggio dell'idrogeno e dalla tradizionale rete elettrica riadeguata. Un business da centinaia di miliardi di euro.
Al modico rischio di tenersi una mini-centrale nucleare immersa nel verde di un parco pubblico.
Grazie al ministro della transizione (?!) Roberto Cingolani, che a marzo auspicava l'energia nucleare da fusione e ora si è rapidamente convertito a quella da fissione.
i.fan. twitter: menoopiu
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Date Created: 03/05/2021 17:13:59