L'attentato alle porte di Mosca in cui è morta Daria Dugina figlia di Alexander Dugin, il filosofo nostalgico della Russia zarista ammiratore - ispiratore di Putin, presenta pochi elementi certi.
Innanzitutto la vittima predestinata dell'esplosione non era la giovane Daria bensì il padre.
Entrambi stavano tornando a casa al termine di un evento a cui avevano partecipato, ma all'ultimo momento Dugin padre ha deciso di viaggiare su un'altra auto con gli amici, lasciando la figlia Daria sola sul suo SUV.
Il padre ha visto e udito l'esplosione che ha dilaniato la figlia ed era invece destinata a lui.
Qualcuno aveva piazzato una bomba con timer sull'auto di Dugin.
Chi e perchè, è la domanda ovvia.
Alexander Dugin aveva ricevuto minacce? aveva nemici potenti, ben organizzati e motivati al punto da volerlo eliminare? oppure era solo un simbolo del regime di Putin, facile da colpire da parte di chi odia e agisce nella clandestinità?
Appena si è diffusa la notizia della morte di Daria Dugin tutti hanno pensato ad un attentato da parte di agenti ucraini in missione sul territorio russo.
L'accostamento era rafforzato dalle notizie provenienti dalla Crimea, dove poche ore prima un drone aveva colpito il palazzo del comando della flotta russa a Sebastopoli, un'azione altamente simbolica, uno schiaffo diretto a Putin.
Il cui prodest basato sui pochissimi elementi trapelati sull'attentato punta direttamente il dito contro Zelensky e i suoi servizi segreti.
L'uccisione di Dugin (padre) doveva rappresentare un altro colpo inferto alla nomenclatura ritenuta responsabile dell'invasione dell'Ucraina. Dugin è l'ideologo della Russia eurasiatica, i valori della Grande Russia degli zar che si contrappongono all'espansionismo immorale dell'occidente.
Le sue interviste contro l'Ucraina sono al top della propaganda dei media putiniani.
Un'intervista di Dugin a MK.ru della primavera scorsa è illuminante.
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- Noi siamo il Partito della Luce, giusto?
- E l'Occidente è il partito delle tenebre in tutti i suoi segni e simboli.
- Chi ti vedi come adesso? In un nuovo mondo russo?
- Credo di essere anche un simbolo e una figura mitologica. Come Chubais. Solo con il prefisso "anti". Se l'Ucraina è anti-Russia, allora io sono anti-Chubais. Posso essere qualsiasi cosa, da un normale distributore di munizioni o un riservista mobilitato per operazioni speciali a qualsiasi posizione in cui lo stato e le autorità mi chiameranno. A qualsiasi posizione necessaria per la nostra vittoria.
- E l'ultima domanda: Putin parla praticamente con citazioni dalle tue opere. Soprattutto prima dell'inizio dell'operazione speciale. Pensi che ti stia leggendo?
- Penso che io e lui abbiamo letto le stesse opere scritte in lettere d'oro nel cielo della storia russa.
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Nel leggerla mi ha colpito l'ossessiva ripetizione degli attacchi di Dugin contro Anatoly Chubais, uno degli uomini di regime più potenti e vicini a Putin che da pochi giorni era stato autore di un gesto clamoroso contro il regime russo, dimettendosi dal suo incarico all'ONU e fuggendo all'estero con parole durissime contro la scelta di aggredire l'Ucraina.
Chubais con il suo gesto aveva aperto una crepa nel monolitico scenario del Cremlino. Da lì a poco anche altri personaggi minori avrebbero fatto dichiarazioni critiche.
Dugin nell'intervista e in molte dichiarazioni si scaglia ripetutamente contro Chubais, identificandolo come il simbolo malefico che vuole portare la Russia nella trappola occidentale, il modernismo, la globalizzazione, la perdita dei valori russi.
Anatoly Chubais è riemerso un mese fa dall'oscurità dell'esilio perchè vittima di un tentativo di avvelenamento mentre si trovava (in segreto) a bordo di qualche yacht al largo della Sardegna.
Chi può aver avuto interesse ad avvelenare Chubais? Gli stessi che da 20 anni eliminano chiunque osi criticare l'operato di Putin. Navalny non è l'ultimo della serie.
L'eliminazione fisica degli avversari politici e affaristici è diventata una prassi istituzionale nella Russia di Putin, in sostituzione delle regole democratiche e della libera espressione delle idee. Al posto di partiti e movimenti ormai in Russia si fa politica solo con complotti e ammazzamenti, regolamenti di conti anche per le cariche più basse dell'apparato.
La piramide della mafia putiniana è l'unica regola.
Dugin non è uno sprovveduto filosofo ma un conoscitore delle regole interne al Cremlino.
Per giustificare le sue farneticazioni si è dovuto inventare l'immagine di un Putin bipolare, il Sole e la Luna, Putin filoglobalizzazione dei primi anni (influenzato da personaggi "liberal" come Chubais) e il Putin che sogna la Grande Russia e per questo decide l'azzardo dell'invasione e dell'annientamento di Kyiv.
L'eliminazione (fallita) di Dugin padre potrebbe essere la risposta al tentativo di eliminazione di Chubais, da parte di coloro che nelle tenebre della Russia putiniana cercano di organizzare una via d'uscita alla gravissima crisi scatenata dalla guerra prolungata in Ucraina.
L'attentato in cui ha perso la vita Daria Dugina, figlia incolpevole del rasputin Dugin, è stato organizzato dentro la Russia, da qualcuno che ha piena agibilità sul territorio.
Se sono stati agenti segreti ucraini o apparati interni russi, in entrambi i casi per Putin si tratta di una pessima e imbarazzante notizia. Per questo è stata data in pasto ai russi con molta parsimonia sui media di regime.
E in entrambi i casi Daria Dugina è l'ennesima vittima di un regime dispotico che anche lei e suo padre - amarissima constatazione - hanno contribuito a giustificare.