Li chiamano "residential schools" ma sono veri e propri luoghi dell'orrore.
Per decenni le autorità canadesi hanno usato queste strutture, in gran parte gestite da enti religiosi, per deportarvi i bambini che venivano strappati alle famiglie indiane che vivevano da secoli in quelle terre.
La motivazione ufficiale era quella di "integrare" le nuove generazioni indigene nel sistema canadese. In realtà si trattava di "pulizia etnica" mascherata, denunciata dalle popolazioni della First Nation senza mai trovare ascolto.
Nel terreno attorno ad una di queste "residential school", l'ex Kamloops Indian Residential School, sono stati trovati i resti di 215 bambini, senza nome e senza volto.
L'annuncio è stato fatto da Tk'emlúps te Secwépemc, l'organo che rappresenta le popolazioni indigene nella regione canadese della British Columbia.
"Da quello che sappiamo, questi bambini scomparsi sono morti senza documenti", ha detto Rosanne Casimir di Tk'emlúps te Secwépemc .
"Alcuni avevano solo tre anni."
il comunicato di Tk'emlúps te Secwépemc
May 27, 2021, Kamloops – It is with a heavy heart that Tk’emlúps te Secwépemc Kukpi7 (Chief) Rosanne Casimir confirms an unthinkable loss that was spoken about but never documented by the Kamloops Indian Residential School. This past weekend, with the help of a ground penetrating radar specialist, the stark truth of the preliminary findings came to light – the confirmation of the remains of 215 children who were students of the Kamloops Indian Residential School.
Il ritrovamento dei resti dei bambini morti nella "casa degli orrori" è stato reso possibile utilizzando sonde radar in grado di rilevare gli scheletri sepolti nel terreno, e riapre una profonda ferita nella memoria di quello che resta del popolo indiano nei territori occupati dai coloni canadesi.
Per più di un secolo i bambini indiani sono stati sistematicamente tolti alle famiglie e rinchiusi nelle residential schools.
Chi è scampato ricorda quell'esperienza con un profondo turbamento. Ma molte migliaia di bambini sono scomparsi, vittime anonime di soprusi e violenze inenarrabili.
Si stima che circa 150.000 bambini indigeni siano stati allontanati dalle loro case e costretti a frequentare le scuole residenziali in Canada.
Le prime scuole sono state aperte nel 1880 e l'ultima scuola residenziale è stata chiusa nel 1996.
Le cifre ufficiali parlano di circa 4.100 bambini morti nelle scuole, sulla base dei registri dei decessi, ma il totale reale è probabilmente molto più alto.
La Commissione per la verità e la riconciliazione in Canada ha affermato che un gran numero di bambini indigeni, inviati con la forza alle scuole residenziali, non sono mai tornati a casa.
Una "strage di innocenti" di cui si sa poco o nulla, perché a tutti è convenuto tacere o ignorare.
A cominciare dalla Chiesa cattolica, che non ha mai voluto ammettere il proprio ruolo di braccio armato nella deportazione dei bambini nativi.
Quando nel 2009 si iniziò a parlare della strage dei bambini nelle scuole residenziali canadesi gestite dai cattolici, Papa Benedetto XVI minimizzò il fenomeno come limitato "ad alcuni casi" ed esprimendo parole di circostanza.
dall'Avvenire del 30 aprile 2009:
Benedetto XVI – si legge nel comunicato – «ha ricordato che sin dai primi giorni della sua presenza in Canada, la Chiesa, particolarmente attraverso il proprio personale missionario, ha accompagnato da vicino i popoli indigeni. Riguardo alle sofferenze che alcuni bambini aborigeni hanno sperimentato nel Canadian Residential School System il Papa «ha espresso il proprio dolore per l’angoscia causata dalla deplorevole condotta di alcuni membri della Chiesa e ha offerto la propria partecipazione e religiosa solidarietà». Il Pontefice «ha enfatizzato che atti di abuso non possono essere tollerati nella società». E ha pregato affinché «tutti quelli colpiti possano sperimentare un cammino di guarigione e ha incoraggiato le popolazioni indigene a continuare ad andare avanti con rinnovata speranza ».