aggiornamento 11/9 - Anche l'ultimo reattore è stato spento, ma è difficile dire se si tratta di una buona o cattiva notizia. L'impianto di raffreddamento ha bisogno di una fonte di elettricità costante, altrimenti si ferma e le barre di uranio si fondono, inizia il meltdown ...
Nonostante l'allarme lanciato dalla missione IAEA - International Atomic Energy Agency - sulla gravità della situazione all'impianto nucleare di Zaporizhzya, l'esercito russo ha bombardato e messo fuori uso una centrale termica che forniva elettricità alla vicina città di Enerdoghar ma soprattutto garantiva il funzionamento degli impianti di raffreddamento dei 6 reattori nucleari in caso di emergenza.
Ora la centrale di Zaporizhzhya funziona solo con i generatori diesel, che però hanno scorte limitate di carburante e sono anche esposti a possibili danneggiamenti da parte delle artiglierie dell'esercito russo e ucraino che si fronteggiano attorno all'impianto.
La situazione di Zaporizhzhya è ormai prossima al disastro, come ha avvertito il capo della missione IAEA Rafael Mariano Grossi
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Di conseguenza, l'AIEA comprende che l'operatore, non avendo più fiducia nel ripristino dell'energia fuori sede, sta considerando di spegnere l'unico reattore operativo rimasto. L'intera centrale elettrica sarebbe quindi completamente dipendente dai generatori diesel di emergenza per garantire funzioni vitali di sicurezza e protezione nucleare. E di conseguenza, l'operatore non sarebbe in grado di riavviare i reattori a meno che l'alimentazione fuori sede non sia stata ristabilita in modo affidabile.
Inoltre, ci sono indicazioni che, con le circostanze sempre più terribili che la popolazione di Energodar sta affrontando, c'è il rischio significativo di un impatto sulla disponibilità di personale essenziale in loco per continuare a gestire in modo sicuro e protetto ZNPP.
Questa è una situazione insostenibile e sta diventando sempre più precaria. Enerhodar è diventato buio. La centrale elettrica non ha energia fuori sede. E abbiamo visto che una volta riparata l'infrastruttura, viene danneggiata ancora una volta.
Questo è del tutto inaccettabile. Non può reggere.
Chiedo pertanto con urgenza l'immediata cessazione di tutti i bombardamenti in tutta l'area. Solo questo garantirà la sicurezza e la protezione del personale operativo e consentirà il ripristino duraturo dell'energia a Enerhodar e alla centrale elettrica.
Questo drammatico sviluppo dimostra l'imperativo assoluto di istituire ora una zona di protezione nucleare.
Questo è l'unico modo per garantire che non ci troviamo di fronte a un incidente nucleare.
Le truppe russe che occupano Zaporizhzhya dal mese di marzo stanno sistematicamente eliminando i tecnici ucraini che presidiavano alla sicurezza dei reattori.
Cinque dei 6 reattori di Zaporizhzhya sono stati ormai staccati dalla rete elettrica ucraina, ma hanno comunque bisogno di energia per continuare ad essere raffreddati in sicurezza. L'ultimo reattore rimasto in funzione è stato staccato dopo il bombardamento che ha causato il black out in tutta la zona.
Ormai la centrale di Zaporizhzhya è un ostaggio di Putin che minaccia di farla saltare in aria, seguendo una logica di ricatti analoga a quella del gas e del grano.
Soprattutto ora che la situazione sul fronte di guerra sta volgendo a sfavore dell'esercito russo.
le forze armate ucraine hanno lanciato due controffensive nella zona di Kherson e in quella di Kharkyv, riuscendo a riconquistare numerosi villaggi e mettendo in luce le debolezze della prima linea russa: soldati demotivati o appena reclutati, difficoltà di approvvigionamenti, sabotaggi della resistenza ucraina sul territorio stanno fiaccando l'occupazione.
In sintesi, l'andamento della guerra di occupazione da parte di Putin non solo è in una fase di stallo, ma minaccia addirittura di capovolgersi.
Per questo motivo anche l'impianto di Zaporizhzhya diventa un "ostaggio" disastroso ma utile in caso di ritirata russa.
Un disastro dalle conseguenze inimmaginabili non solo per l'Ucraina ma anche per l'Europa.
Putin ormai ha dimostrato di non farsi alcuno scrupolo pur di imporre la sua visione di dominio o di sopravvivenza.