Boris Johnson vince le elezioni, la Gran Bretagna scompare dai radar dell'Europa. La telenovela della Brexit si avvia all'ultima puntata. Anche la Scozia si prepara ad un nuovo referendum per uscire dalla Gran Bretagna. Jeremy Corbyn rassegna le dimissioni. La vittoria elettorale di Boris Johnson ha un nome e cognome: Jeremy Corbyn, il flemmatico leader laburista, che ha perso due volte. La prima un mese fa, quando ha consentito a Johnson di sciogliere il Parlamento e indire elezioni lampo nel caos del mancato accordo sulla brexit. La seconda durante la campagna elettorale, con un programma e toni da anni '80 dello scorso millennio, piu' tasse e piu' welfare, frasi che hanno prestato il fianco ad accuse di antisemitismo e soprattutto le incertezze sulla brexit, culminata in una richiesta di un secondo referendum che poi si e' tramutato nel voto del 12 dicembre, con un esito piu' catastrofico e inappellabile di quello di tre anni fa. La vera sconfitta dei Laburisti va misurata attraverso le percentuali di voto, oltre che dal numero dei seggi a Westminster. Il partito di Corbyn perde piu' del 7%, mentre i Conservatori di Johnson ne guadagno circa 1%. Il particolare sistema di voto ha amplificato il successo dei Tories a scapito di altri partiti come i Liberal-Democratici, che pure hanno aumentato i consensi in percentuale, ma al fondo di tutto c'e' l'innegabile tracollo laburista. E' la riprova matematica che la tradizionale base elettorale laburista non crede piu' alle ricette del passato e preferisce quelle incerte ma solleticanti - meno tasse per tutti - dei conservatori. Il voto britannico si associa a quello tedesco, con la SPD in crollo verticale, e a quello francese, dove i socialisti non esistono piu' e i "liberali" di Macron sono in chiara difficolta'. La vittoria di Johnson prelude in un modo o nell'altro alla soluzione definitiva del tormentone brexit; il lunatico ora avra' i numeri per far passare l'ultima ipotesi di accordo con l'Unione Europea, ma potrebbe anche ringalluzzirsi e provare una brexit "dura", cioe' senza alcuna mediazione. E' quello che gli chiedera' di fare il suo grande sponsor d'oltreoceano DonAld Capone Trump, che dovo il voto britannico si sente ancora piu' sicuro della sua vittoria nelle presidenziali del 2020. La sorpresa Scozia In una giornata trionfale, l'unico dispiacere per Boris Johnson viene dalla Scozia, dove il partito progressista e indipendentista di Nicola Sturgeon ha stravinto sia a scapito dei laburisti che dei conservatori, e ora ha tutti i numeri e il vento in poppa per chiedere un secondo referendum per l'uscita della Scozia dalla Gran Bretagna, in condizioni molto piu' favorevoli di quello perso per un soffio nel 2014. Boris Johnson, chi di exit ferisce di exit perisce ?