Armando Varricchio e i "non ricordo" al processo per l'omicidio Regeni


9 anni dopo l'omicidio di Giulio Regeni viene ascoltato Armando Varricchio, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi, come teste al processo di Roma.

Varricchio fornisce una versione piena di "non ricordo", cavilli, imbarazzi, sull'assenza di iniziative per salvare la vita di Giulio

Armando Varricchio, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi
Armando Varricchio, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi

i.fan. - 12 Febbraio 2025 ID: 4567

C'è un passaggio della testimonianza di Varricchio resa l'11 febbraio 2025 nel processo in corso a Roma nel quale si insinua un elemento inedito, che potrebbe rivelare particolari fin qui sconosciuti in merito all'azione del governo Renzi sul caso dell'omicidio Regeni.

 

All'inizio della testimonianza Varricchio rispondendo ad una domanda rituale dell'avvocata di parte civile Alessandra Ballerini, afferma che già il 25 gennaio 2016 gli era pervenuta una nota scritta (non si sa da chi) in merito alla scomparsa del cittadino italiano Giulio Regeni al Cairo.


avvocata Alessandra Ballerini :

Lei da chi ha saputo della scomparsa di Giulio, come e quando?


Varricchio: Della scomparsa di un cittadino italiano di nome Giulio Regeni ... la prima è stata del 25 febbraio e poi una seconda del 28 febbraio ...
gennaio ... ah sì gennaio, ...

 

avvocata Ballerini: "quindi il 25 ci fu una telefonata?..."


Varricchio:"No, no, non ho ricevuto telefonate in quei giorni, io ricordo ... una prima comunicazione scritta e poi il 28 gennaio una seconda comunicazione dell'ambasciata d'Italia al Cairo.


Ballerini: "e ci può riferire il contenuto di queste comunicazioni? ... quella del 28 la conosciamo, quella del 25 forse non l'abbiamo ...

 

Varricchio:" sì, sì in quelle comunicazioni di dà conto della scomparsa del cittadino italiano, di Giulio Regeni .. e dei passi che l'ambasciata stava facendo per verificare presso le autorità egiziane, le modalità .. eventuali notizie ... cosa risultasse ...

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Nelle dichiarazioni successive, come nelle domande, scompare ogni riferimento alla nota scritta che la sera del 25 gennaio sarebbe stata trasmessa dall'ambasciata alle istituzioni italiane, compreso Palazzo Chigi, di cui anche l'avvocata Ballerini ignora l'esistenza.


Eppure rappresenta un dettaglio importante: se la scomparsa di Giulio Regeni era a conoscenza di Varricchio già dal 25 gennaio, poche ore dopo il sequestro, come è stato possibile sottovalutare e tacere al premier Matteo Renzi per tanti giorni quanto accaduto?

E se, come ormai acclarato, è stato l'ambasciatore Massari a parlare con Renzi il 31 gennaio del caso Regeni, taciuto per una settimana dal consigliere diplomatico Varricchio, perché quest'ultimo non è stato riconosciuto responsabile della sottovalutazione ma anzi è stato incaricato dopo alcune settimane all'ambasciata negli USA?

 


 

La testimonianza resa dall'ambasciatore Armando Varricchio, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi nel gennaio del 2016 quando Giulio Regeni fu sequestrato, torturato e ucciso dagli sgherri di Al Sisi in Egitto, è a dir poco inquietante. La famiglia Regeni l'ha definita "imbarazzante".

 

 

Audio (da Radio Radicale) della testimonianza di Armando Varricchio al processo Regeni

 

 

A me, dopo averne ascoltato l'audio integrale registrato da Radio Radicale, fa nascere una domanda: perché Armando Varricchio è stato ascoltato solo ora dopo 9 anni?

 

L'ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi non era stato mai audito dalla Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, nonostante egli fosse fosse un personaggio chiave per la ricostruzione di quei giorni drammatici. Perché è stato fatto scorrere così tanto tempo?


Forse qualcuno ha cercato di tenerlo fuori fino all'ultimo dal rendere le informazioni in suo possesso, o forse perché troppo impegnato a fare l'ambasciatore prima negli USA e poi in Germania, due ambite mete per chi meriterebbe una carriera diplomatica importante.

 

Ma dopo aver ascoltato Armando Varricchio nell'aula del processo Regeni a Roma, interrogato dal PM Sergio Colaiocco e dall'avvocata Alessandra Ballerini per la famiglia Regeni, sorge un dubbio atroce: questo ci fa o ci è?

 

Durante i 30 minuti di audizione al processo, Varricchio si comporta come uno svogliato e distratto impiegato di un ufficio pubblico qualsiasi: "non mi competeva", "c'erano altri canali", "non ricordo", "non era prescritto dalle regole".

 

Varricchio cerca di coprire se stesso dalla responsabilità di aver fatto trascorrere il tempo senza iniziative e pressioni sul regime egiziano di Al-Sisi, ma così facendo copre anche Matteo Renzi.

 

Alla fine dell'audizione, la lacunosa ricostruzione di Varricchio sembra quasi assolvere il ruolo dell'ex presidente del consiglio.

 

"Perché Renzi non è intervento subito con Al Sisi per chiedere la liberazione di Giulio Regeni?"
la risposta ufficiale ripetuta tante volte è "perché sono stato informato solo il 31 gennaio 2016", dice Matteo Renzi, lasciando intravedere, senza però fare nomi e cognomi, che "qualcuno" non ha fatto il proprio dovere, e quel qualcuno sarebbe da ricercare tra la Farnesina (Belloni-Gentiloni) e il suo consigliere diplomatico Armando Varricchio.

 

Quindi la testimonianza di Varricchio diventa importante e fondamentale per sciogliere i dubbi sulla verità di Renzi.

 

E Varricchio, rispondendo in modo evasivo e confuso, sembra confermare le parole di Renzi, assumendosi la responsabilità e la parte del burocrate negligente e incapace di cogliere la drammaticità degli eventi che portarono alla morte di Giulio.

 

Verrebbe voglia di chiedere a Matteo Renzi come mai un burocrate negligente e incapace sia stato nominato ambasciatore negli USA pochi mesi dopo l'omicidio Regeni, guarda caso allontanando Varricchio dai riflettori e mettendolo al riparo per 9 lunghi anni.

 

A me sembra che le omissioni e le contraddizioni di Varricchio siano invece funzionali a coprire il ruolo di Matteo Renzi e la sua "verità" , di aver saputo del sequestro solo il 31 gennaio.

A tale proposito Colaiocco chiede a Varricchio cosa abbia fatto Palazzo Chigi tra il 31 gennaio e il 3 febbraio, quando fu ritrovato il cadavere di Giulio, ottenendo l'ennesimo imbarazzante "non ricordo".


 

da il Fatto Quotidiano:

 

Poi il 31 gennaio Massari decide di chiamare direttamente Renzi: “L’ha vissuta come uno sgarbo questa telefonata diretta?”, ha domandato Colaiocco. “No, ci sono casi in cui le interlocuzioni sono dirette”. E ancora: “Renzi ha detto che la sua azione sarebbe stata più efficace se fosse stato informato prima. Quali furono i suoi colloqui con Renzi, le chiese spiegazioni sul perché non l’aveva informato?”. “No”, ha tagliato corto l’ex consigliere diplomatico. A quel punto è Colaiocco a mostrarsi spazientito: “Non può negare la contraddizione. Lei ripete il “particolare rilievo” (della questione, ndr), ma non ha avvisato Renzi. Massari lo chiama direttamente, c’è una contraddizione tra queste due valutazioni…“. “Il 31 gennaio si alzò il livello di attenzione”, ha continuato a replicare Varricchio, senza però fornire elementi nuovi. “Si è preso atto della mancanza di segnali”. E ancora: “Il punto di sintesi era il presidente del Consiglio…”. Parole alle quali ha ribattuto ancora Colaiocco. “Ma come fa a fare sintesi se non viene informato dal suo consigliere diplomatico? Per me basta così”, rivolto al giudice.

“Ci attendevamo certamente maggiore chiarezza, resta la sensazione che pur essendoci stata la massima allerta da parte della Farnesina, degli ambasciatori Massari e Bonvicini, e dell’intelligence, fin dal primo momento questa allerta non è stata comunicata in tempo al presidente del Consiglio”, ha replicato al termine dell’udienza la legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini. Per poi concludere: “Abbiamo sentito il presidente del Consiglio dire ‘Se lo avessi saputo prima…, queste parole per noi sono dei macigni, e oggi abbiamo sentito una delle persone che avrebbe potuto dirglielo prima e che non lo ha fatto. Riascoltando le parole del presidente Matteo Renzi fa particolarmente male l’idea che le carte potevano essere passate e le notizie potevano essere dette. Erano tutti nello stesso palazzo ed è dolorosissimo che la mancata comunicazione di questa allerta altissima sulla sparizione di Giulio possa essere una componente della tragica fine. Sappiamo benissimo che le responsabilità sono in Egitto e chi ha preso torturato e ucciso Giulio sta lì, però oggi abbiamo ascoltato una testimonianza imbarazzata e imbarazzante”.

 


 


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i.fan.


Key1: Armando Varricchio keywords: Armando Varricchio, omicidio Regeni, Matteo Renzi, Al-Sisi, Egitto, Giulio Regeni,

Date Created: 12/02/2025 10:44:51


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