Scrive Goffredo Buccini sul Corriere della Sera sull'omicidio di Saman Abbas, italiana 18enne uccisa dalla sua famiglia pakistana per non essersi piegata ad un "matrimonio" combinato:
"Esistono battaglie «di serie B» quando la vittima della violenza è una donna di origine straniera e, più precisamente, di religione musulmana? Una parte di spiegazione, forse, sta proprio qui, in un riflesso quasi pavloviano della nostra sinistra politica e culturale: il terrore, a indignarsi con troppa nettezza, di essere tacciata di razzismo, confusa con gli xenofobi di professione secondo i quali l’Islam è cattivo e violento per definizione.
Naturalmente questa spiegazione, aggravata dal sospetto di pescare per interessi elettorali nella constituency degli stranieri ancora a corto di diritti, fa insorgere opinionisti e politici di sinistra. Ma è innegabilmente più facile mostrare solidarietà un po’ paternalista verso i migranti sbarcati dalle carrette del mare a Lampedusa piuttosto che andare a ficcare il naso in questioni così complesse e difficili da dirimere come la vita di famiglie spesso ancora ai margini del processo di integrazione."
Credo che Buccini abbia una parte grande di ragione e abbia fatto bene a sollevare il velo sulla rimozione culturale o sulla lentezza ad entrare nel merito delle contraddizioni religiose, di qualsiasi origine, cattoliche, islamiche, induiste o ebraiche.
Tuttavia credo che l'assassinio di Saman vada iscritto nella più ampia categoria dei femminicidi, pratica diffusa nella religione del maschilismo globale che considera la donna come proprietà e quindi anche merce di scambio come nel caso dei matrimoni combinati presenti in quasi tutte le tradizioni religiose.
Nel brutale assassinio di Saman si riscontra poi l'ennesima sottovalutazione da parte delle istituzioni - che dovrebbero proteggere e prevenire - delle denunce che le donne fanno contro le minacce ricevute dai maschi, siano essi coniugi, stalker o familiari.
La ragazza di origine pakistana si era rivolta alle forze di polizia per chiedere protezione contro le minacce che aveva esplicitamente ricevuto da parte dello zio "orco". Non è stata protetta, come in tanti altri casi di femminicidio.
Forse chi doveva raccogliere le sue paure e proteggerla non riusciva a pensare che la sua famiglia potesse ucciderla con le proprie mani. Forse si è ritenuto che le sue denunce fossero frutto di fissazioni o esagerazioni giovanili, anzi femminili.
La politica, specchio spesso più malsano della società, appare assuefatta all'omicidio e alle violenze sulle donne, appiattita per opportunismo alle ragioni delle religioni e comunità che discriminano le donne, siano esse islamiche o cattoliche.
Saman Abbas è stata uccisa dalla sua famiglia islamica, assuefatta e sottomessa alle regole della propria comunità islamica fino all'estrema conseguenza.
Nonostante la retorica, le istituzioni laiche, religiose, di sinistra o di destra, non difendono le donne e non hanno difeso Saman.