Era dall'epoca della guerra in Vietnam e di Nixon che un Presidente americano non veniva percepito con tanto odio e disprezzo in tanta parte dell'opinione pubblica mondiale. L'ex Generale dei Marines John Allen: 'There is blood on Trump's hands for abandoning our Kurdish allies' ____________________________ Nel Rojava, la regione al confine tra Siria e Turchia a prevalenza etnia curda, si sta svolgendo un massacro che evoca gli orrori di altre guerre, passate e presenti, come se non ce ne fosse gia' abbastanza di sangue di innocenti sparso tra i vari continenti e soprattutto nel medio oriente. Ma la guerra infame scatenata da Erdogan contro i Curdi, in una Siria gia' massacrata dall'esercito del macellaio Assad con l'aiuto dei russi e degli iraniani, sta suscitando in tutto il Mondo una reazione imprevista che le cancellerie imbalsamate o conniventi stentano a capire. L'opinione pubblica mondiale considera i curdi come i veri artefici della vittoria contro lo Stato Islamico, sia in Iraq che in Siria. Una vittoria resa possibile dalla copertura militare, economica e politica che gli Stati Uniti hanno fornito ai miliziani curdi, in modo certamente interessato ma in ogni caso controbilanciando l'inerzia nei confronti di Assad. La vittoria sull'Isis aveva garantito ai curdi anche il giusto diritto di protezione contro i disegni vendicativi di Erdogan, una protezione data dalla presenza di truppe e basi americane lungo il confine con la Turchia. Anche i sassi sapevano che nel momento in cui fosse venuta meno la presenza americana, le milizie curde sarebbero state sterminate dai turchi e dai mercenari filo-turchi. Il genio sado-nazista di Erdogan ha colto al balzo l'occasione per raggiungere due obbiettivi: eliminare i curdi dal Rojava e trasferire tre milioni di rifugiati siriani detenuti nei campi di concentramento dalla Turchia alla Siria. Nella telefonata in cui ha convinto Trump a ritirare le truppe dalla Siria, Erdogan gli aveva pospettato un'operazione rapida, facile e conveniente: i curdi li spostiamo un po' verso ovest, con le buone o con le cattive, e nel Rojava si insediano i rifugiati siriani, che cosi' diventano un problema di Assad e non di Ankara. Tutto senza spargere troppo sangue, promessa di Erdogan a cui Trump ha immediatamente aderito. Nel giro di pochi giorni, Trump ha dovuto prima rimangiarsi l'annuncio del ritiro degli USA dalla Siria e poi riconfermarlo nel momento in cui la mattanza turca e' diventata evidente in tutto il mondo, attraverso immagini e video che documentavano le atrocita' dei turchi contro le popolazioni curde. Tutto il Mondo ha iniziato a chiamare Trump TRADITORE, e ad associarlo in tutti i modi al tiranno Erdogan nelle immagini che mostrano i corpi straziati dei bambini, delle donne schiacciate dai blindati, dei civili fucilati ai bordi delle strade. La denuncia dell'orrore e delle violenze, accomunate alla parola tradimento dilagano in tutte le manifestazioni di protesta nelle principali citta' del mondo, persino la FoxNews mostra imbarazzo, ma non Donald Trump che riannuncia il ritiro completo dei soldati americani mentre Putin annusa l'aria e ordina all'esercito siriano (quello del macellaio Assad) di andare a difendere i curdi di Kobane ! Sulla pelle del popolo curdo, sta accadendo qualcosa di strano che potrebbe cambiare in profondita' anche gli schieramenti geopolitici. Era dall'epoca della guerra in Vietnam e di Nixon che un Presidente americano non veniva percepito con tanto odio e disprezzo in tanta parte dell'opinione pubblica mondiale. Un presidente rappresenta la sua nazione, e il TRADIMENTO di Trump coinvolge l'America e gli americani. Cosa aspettano per liberarsene con l'impeachment ? DAMASCUS, SYRIA (2:35 P.M.) � The Syrian Democratic Forces (SDF) might go on an alliance with Syrian President Bashar Assad in order to repel the Turkish military in northern Syria. �We are considering a partnership with Syrian President Bashar al-Assad, with the aim of fighting Turkish forces�, the Commander-in-Chief of the Syrian Democratic Armed Forces, Mazlum Abdi, said. In an interview with NBC News, Abdi stated that keeping an eye on ISIS prisoners is no longer a priority for SDF as most fighters guarding the prisons and camps have been deployed to the borders to fend off the Turkish invasion. �Monitoring ISIS prisoners imprisoned in Syria is a �second priority� now that the United States has paved the way for a Turkish attack that is likely to target our forces along the border,� Abdi added. Of the 12000 ISIS militants detained in SDF prisons and camps, only 2000 of them are foreign mercenaries while the rest are Syrian and Iraqi nationals. This comes a few hours after US President Donald Trump announced withdrawal of US forces from northern Syria as Turkish military prepares full invasion. �Frankly, this makes us disappointed. The decision harms Syrian trust in the United States and the credibility of the United States�, Abdi commented. The Turkish Army has made all necessary preparations for their upcoming invasion of northern Syria, aiming at �eradicating Kurdish terrorist groups which pose a threat to Turkey�s national security�. In response, The Kurdish-led Syrian Democratic Forces (SDF) have allegedly deployed a massive force in northern Al-Raqqa this weekend after reports about a new Turkish military operation east of the Euphrates.