Sono peggiorate drammaticamente le condizioni di salute di Alfredo Cospito, l'anarchico della FAI recluso nel carcere duro (41bis) di Sassari per il reato di "strage contro la sicurezza dello Stato". Un reato di cui è stato accusato quando era già in carcere per una condanna a 10 anni per la gambizzazione del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Una "strage senza vittime" per una bomba contro la scuola carabinieri di Fossano nel 2006, per la quale rischia l'ergastolo per l'aggravante di "Strage contro la sicurezza dello Stato".
Ed è proprio lo Stato, nella figura del suo ministro della Giustizia Nordio per conto del governo Meloni, che ora dovrà decidere se lasciar morire Alfredo Cospito nel carcere 41bis di Sassari o se cedere alla protesta dell'anarchico revocando la misura estrema.
In entrambi i casi la presunta vittoria della fermezza dello Stato si trasformerebbe in un clamoroso ribaltamento a favore di Cospito e della sua causa.
Perchè lasciar morire un detenuto, che tra l'altro non ha ucciso pur avendo commesso reati gravi ed esecrabili, agli occhi dell'opinione pubblica sembrerebbe un'esagerazione, per alcuni un sopruso, non giustificabile da valutazioni di rischio di qualsiasi natura.
Tutti sanno che far morire Alfredo Cospito in sciopero della fame lo trasformerebbe in un mito esemplare per il movimento anarchico e per ampi settori di antagonisno sociale.
Ma non è necessario essere anarchici o estremisti per affermare un principio di giustizia e umanità. Alfredo Cospito sulla base delle leggi dello Stato non è un pericoloso assassino, nè è pensabile ritenere che l'ideologia professata rappresenti un pericolo serio per le istituzioni italiane, al punto da dover applicare il carcere duro come per i mafiosi e gli stragisti.
"Zero patti con chi minaccia" dichiarano i ministri meloniani Nordio e Piantedosi. E allora avviatela voi, se siete capaci, una trattativa che prevenga le minacce e le bombe degli anarchici.
Qualcuno, sia nella magistratura che nelle istituzioni, ha ritenuto di dover adottare la linea dura nei confronti di Cospito e degli anarchici come lui.
E' un grave errore di fatto e di diritto. Cospito da anarchico convinto ha deciso di sfidare la giustizia dello Stato fino alle estreme conseguenze, anche a costo della propria vita. Così facendo rinnova il mito dell'anarchismo che ha affascinato tante generazioni, trasformando la giustizia nel suo opposto.
Per questo Alfredo Cospito ha già vinto la sua battaglia.
Se muore, il suo ideale vince. Se gli viene revocato il 41bis, vince comunque, perché potrà dire di aver costretto lo Stato a fare marcia indietro.
Cospito si è infilato in un vicolo cieco per la sua vita, ma così facendo si è trascinato dietro anche la credibilità dello Stato di Diritto.
Un appello per la revoca del 41bis a Cospito
Tra i firmatari dell'appello anche Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca e Paolo Calabresi: "Nell'inerzia e nell'indifferenza i giorni scorrono inesorabilmente e Alfredo potrebbe morire da un momento all’altro. Dobbiamo ragionare sul senso di umanità e di utilità delle leggi del nostro Paese"
“I giorni scorrono inesorabilmente e Alfredo potrebbe morire da un momento all’altro”: la protesta contro l’applicazione del regime di 41-bis ad Alfredo Cospito ha coinvolto anche il mondo dell’arte e della cultura italiani. Attori, registi e artisti si sono uniti alle voci che sostengono la causa dell’anarchico 55enne che dallo scorso maggio sta scontando una condanna in regime di carcere duro. Da 103 giorni sta portando avanti uno sciopero della fame per protestare contro l’applicazione del regime di 41-bis. “Una lotta con il suo corpo”, la definisce l’appello inviato il 30 gennaio dagli artisti italiani al guardasigilli Carlo Nordio, “che ci chiama a ragionare sul senso di umanità e di utilità delle leggi del nostro Paese, sull’evidente dismisura tra reato e pena“.
“Alfredo ha iniziato una lotta con il suo corpo, una lotta terribile che lo sta conducendo alla morte nella totale indifferenza di coloro che dovrebbero e potrebbero intervenire – scrivono gli artisti -. Chiediamo di agire prima che sia troppo tardi”. I firmatari sottolineano che “il 13 gennaio il difensore di Cospito ha rivolto una richiesta al ministro per revocargli il 41 bis”.
“Ha trenta giorni per decidere – insistono -. Nella sua inerzia e indifferenza i giorni scorrono inesorabilmente e Alfredo potrebbe morire da un momento all’altro. Non si tratta solo di una vicenda personale o di buonismo, ma di affermare un principio“.
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Date Created: 30/01/2023 17:13:05