Non sono passate neanche 48 ore dall'annuncio della vittoria di Donald Trump, e il suo storico burattinaio con la precisione di un orologio svizzero dal resort del club Valdai annuncia, dopo essersi congratulato con il vincitore, che le parole del biscazziere americano sulla "pace in Ucraina meritano attenzione".
"Se qualcuno vuole riprendere i contatti, non mi dispiace. Sono pronto", dice Putin. "La Russia è pronta a ripristinare i rapporti con gli americani, ma la palla è nel loro campo", aggiunge. Quando avverrà il contatto diretto? "Non si sa", dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che non esclude una telefonata da Mosca a Washington.
Peskov ovviamente deve reggere il gioco del suo boss, ma sa benissimo che l'accordo per la spartizione dell'Ucraina tra Putin e Trump è stato pensato e sottoscritto prima del voto del 5 novembre, durante l'estate.
E non c'è stato bisogno di una vera trattativa, perché è stato un semplice diktat che il despota russo ha proposto integralmente al gangster americano che da oltre 15 anni è nei suoi libri paga sotto ricatto.
- ciao Donald, come stai dopo esserti f..to Kamala? sei contento del lavoro che ti ho fatto? lo sai che ora mi devi pagare?
- grazie Vladimir, sei stato very big e prezioso come sempre, non so come farò a sdebitarmi ...
- non preoccuparti, lo so io come dovrai sdebitarti, hai già firmato la cambiale questa estate e passo all'incasso subito, lo sai che ho fretta e non mi piace aspettare
- lo so, ti conosco ormai, vedrai che non ti deluderò, parleremo subito di Ucraina, tanto per "avvisare" qualcuno che non c'è tempo da perdere per arrendersi
- bene bene, tu preoccupati di mandare qualche messaggio a quelli della NATO e a quei fessi di Macron e Scholz, senza dimenticarti di quell'inglese che fa finta di non capire. Al resto ci penso io; farò subito una dichiarazione per annunciare che ci parleremo per la pace in Ucraina. Quel disgraziato di Zelensky si metterà in mezzo ma tu non rispondergli, aspetta, perché ci sto pensando a come sistemarlo.
- Ok, Vladimir, non mi muovo e aspetto le tue novità. Dico ai miei di mettersi subito al lavoro, tanto il progetto per finire l'Ucraina l'ho già letto e sottoscritto, anche le virgole, va tutto bene come al solito. Bacio le mani, don Vladimiro.
Dopo la telefonata tra Putin e Trump si è scatenata subito l'immaginazione dei mass media per scoprire e dettagliare il "piano di accordo per la pace in Ucraina".
Adnkronos:
Ucraina-Russia, Trump prepara piano. Putin: "Parliamo". Zelensky: "Decide Kiev"
Il presidente degli Stati Uniti lavora ad una soluzione. Putin: "Pronto al dialogo". Zelensky: "Nessuna concessione"
Donald Trump lavora ad un piano per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Vladimir Putin è pronto a parlare con il nuovo presidente degli Stati Uniti. Volodymyr Zelensky, intanto, scuote l'Europa e rifiuta l'idea di accontentare il leader del Cremlino.
Il piano di Trump
Il quadro internazionale, compreso quello del conflitto in corso da quasi 1000 giorni, è radicalmente cambiato con il verdetto delle elezioni americane. Trump arriva alla Casa Bianca dopo aver ripetuto per mesi che avrebbe favorito un rapido accordo tra Putin e Zelensky. Il piano del nuovo presidente americano ancora non c'è, anche se il Wall Street Journal delinea l'impalcatura a cui stanno lavorando i consiglieri del tycoon: una zona demilitarizzata di 1300 km lungo l'attuale linea del fronte.
Nessuna presenza militare americana e, soprattutto, l'impegno dell'Ucraina a non entrare nella Nato per almeno 20 anni. La rinuncia all'ingresso nell'Alleanza Atlantica, che Zelensky inserisce tra le priorità del proprio Piano per la vittoria, verrebbe ricompensata con la fornitura di armi americane: Kiev fuori dalla Nato ma in grado di combattere in caso di nuovo conflitto. Tra le opzioni proposte a Trump dal suo staff ci sarebbe anche il congelamento del conflitto: la decisione del nuovo presidente ancora non c'è.
Si tratta di una "bufala", o meglio di una velina fatta circolare per cominciare a far capire l'antifona a qualcuno.
Il vero accordo tra Putin e Trump prevede ben altro e dovrà soprattutto rispondere ad una esigenza imprescindibile di Vladimir Putin.
Dovrà essere chiaro che l'unica soluzione per la pace in Ucraina è una resa di Zelensky e dei suoi sostenitori, e che la guerra della Russia prevede solo la sua vittoria. Compito delle diplomazie sarà quello di verniciare l'accordo di resa per farlo sembrare "una pace equa" senza però negare agli occhi del mondo che si tratta di una vittoria di Putin.
Il quale non può e non vuole permettere che qualcuno metta in dubbio la sua scelta di aver scatenato l'invasione di quasi tre anni fa, dopo l'enorme costo in vite umane e in affari economici pagato dalla Russia e dai russi.
L'accordo segreto già definito tra Putin e Trump deve quindi prevedere l'implicita vittoria sul nemico comune Zelensky, perché entrambi concordano che il presidente ucraino sarebbe il vero responsabile dell'invasione russa essendosi ostinato a difendere l'integrità territoriale ucraina e la propria indipendenza politica anzichè piegarsi ai desideri del Cremlino.
L'accordo segreto già definito tra il Cremlino e lo staff di Donald Trump per porre fine all'Ucraina, verniciato come iniziativa di pace, si realizzerà in due fasi entro l'arco dei 4 anni del mandato alla Casa Bianca.
Nella prima fase si realizzerà il blocco immediato e totale degli aiuti militari americani a Kyiv. Sistemi di difesa antiaerea, munizioni per l'artiglieria, missili, attrezzature logistiche comprese le informazioni via satellite e denaro per pagare le truppe al fronte.
Senza le armi americane e con i paesi europei già riluttanti e timorosi, le possibilità di difesa dell'esercito ucraino si ridurranno drammaticamente mettendo Zelensky con le spalle al muro: o si arrende e tratta la resa alle condizioni poste da Putin oppure l'esercito degli orchi arriverà a Kyiv dopo averla pesantemente bombardata.
Prima dell'inizio della primavera Zelensky dovrà prendere la decisione di arrendersi o altrimenti saranno guai.
Le condizioni della resa prevedono l'annessione dei territori ucraini già occupati dall'esercito russo nel Donbass e Donetsk (verrà fotografata la situazione alla fine di gennaio 2025), la "non adesione alla NATO" dell'Ucraina, la restituzione alla Russia dei fondi congelati dalle sanzioni, un piano di virtuali aiuti economici degli USA all'Ucraina in cambio di elezioni per sostituire Zelensky, elezioni aperte a candidati graditi a Putin.
Dopo aver cessato i combattimenti, eliminato Zelensky (politicamente ma forse anche fisicamente), Vladimir Putin presenterà a Trump il conto definitivo per l'appoggio alla sua rielezione alla Casa Bianca.
Il boss russo sa che il presidente americano ha una scadenza prefissata, dopo la quale o tutti i giochi sono fatti o si espone al rischio che chi verrà dopo Trump possa far tornare indietro la situazione.
Quindi deve garantirsi un assetto definitivo di lunga durata di tutta l'Ucraina e dei confini con l'Europa Orientale, dove la presenza della NATO per Putin è insopportabile.
Tradotto nella pratica significa che all'Ucraina dovrà essere impedita qualsiasi possibilità di ripresa che le consenta di emanciparsi dal controllo russo. Per questo l'Ucraina dovrà rinunciare anche alla città simbolo di Odessa e consentire la continuità territoriale dal Donbass alla Transnistria (Moldavia).
A corollario degli accordi sulla resa dell'Ucraina, Putin imporrà a Trump e alla NATO di non intromettersi nei rapporti diplomatici tra Mosca e l'Unione Europea.
Il disegno putiniano prevede che gran parte dell'Europa segua il "modello Ungheria". Il despota russo ha molti mezzi, come ha dimostrato anche in Germania e Austria, per convincere gli europei a scaricare l'Ucraina, a riprendere gli affari vantaggiosi (per la Russia) e ad avere un "atteggiamento amichevole".
Se non dovesse bastare, Putin ricorderà agli europei che la "sua" Bielorussia ha molti missili balistici a testata nucleare a due passi da Polonia e soci.
Prima di tirare le cuoia Vladimir Putin è convinto di poter completare il disegno strategico della Grande Russia che lo renderà immortale nella Storia dell'umanità.
Paradossalmente è lo stesso obiettivo che ha anche Donald Trump, diventare il più grande ed elogiato presidente nella storia degli Stati Uniti d'America.
Per realizzare questa missione "Dio mi ha salvato 2 volte la vita", ha detto Trump dopo la rivincita elettorale. Lo stesso dio che più di 15 anni fa lo ha fatto incontrare con Vladimir Putin per realizzare assieme i loro "grandiosi progetti" contro l'umanità.
(continua)