In un'intervista di Valentine Faure ieri su Le Monde l'esperta Françoise Thom osserva: "L'elenco dei servizi resi da Trump a Mosca si allunga ogni giorno" e spiega come il presidente russo sia riuscito a manipolare la sua controparte americana, che ha allineato le sue parole e azioni agli interessi del Cremlino.
In che modo i negoziati tra Stati Uniti e Russia volti a portare la pace in Ucraina illustrano la "putinizzazione" degli Stati Uniti da lei diagnosticata?
Non si può davvero parlare di negoziati quando la parte americana ha abbandonato unilateralmente i suoi strumenti di pressione su Mosca prima ancora che gli scambi diplomatici fossero ufficialmente aperti: l'adesione dell'Ucraina alla NATO, il non riconoscimento delle annessioni territoriali russe, le sanzioni revocate una dopo l'altra. La tattica di Vladimir Putin è semplice: fingere di negoziare, non concedere nulla e attendere ulteriori concessioni dai suoi interlocutori americani. È degno di nota il fatto che Putin abbia rifiutato di negoziare con il generale Keith Kellogg, inizialmente scelto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump come inviato speciale per la Russia e l'Ucraina, perché Kellogg conosceva la Russia e aveva espresso l'opinione che non ci si dovesse fidare ..."
Qualche giorno fa, nell'ultimo post sull'argomento, avevo espresso un profondo scetticismo sulle trattative Trump - Putin per avviare una tregua in Ucraina.
"Putin e Trump per prendersi l'Ucraina prendono in giro il mondo"
La telefonata tanto attesa tra Putin e Trump ha dimostrato quello che già si sapeva: nessuna tregua, ma solo il disarmo completo dell'Ucraina. Trump è un pupazzo nel pieno dominio di Putin.
Dopo l'enfasi iniziale ora tutti fanno a gara per svelare la truffa della cosiddetta "tregua del Mar Nero". Si sono accorti che Putin vuole prolungare la guerra fino alla presa di Odessa, ora che il "suo uomo" ha il controllo della Casa Bianca.
Zelensky sta facendo finta di abboccare all'esca di Trump, ma non ha mai smesso di lottare per ottenere più armi e più difese per l'Ucraina, sapendo che ormai dovrà chiederle quasi tutte all'Europa e incrociare le dita.
Il vertice dei "volenterosi" a Parigi, convocato da Macron e Starmer, è stata la solita passerella imbelle a cui gli europei sono abituati ad assistere da decenni o si intravede qualche segnale di cambiamento nel caos pieno scatenato da Trump contro tutto e tutti (escludendo l'amico Putin)?
A mio avviso, e con lo scetticismo a cui i politicanti europei ci hanno costretto a ragionare e a diffidare, qualche segno di novità, addirittura di "nuova Europa", si inizia a intravedere.
Elenco in ordine di importanza:
1) L'Europa è non rimasta inerte di fronte alla trappola tesa da Trump a Zelensky. Quando il biscazziere americano aveva annunciato l'inizio delle trattative con Putin, c'era il rischio che gli europei lasciassero sola L'Ucraina a difendersi dal Cavallo di Troia offerto da Trump per conto di Putin.
Tutto è stato più chiaro dopo l'agguato mafioso teso a Zelensky nella Casa Bianca da Trump, Vance, Waltz, Hegseth, Gabbard e il resto della Banda che ormai tutti conoscono dopo il Signalgate.
L'Europa ha avvertito il pericolo imminente di un accordo di liquidazione dell'Ucraina da parte degli USA, preludio di una spartizione più ampia tra i due boss, e pur con gli ormai storici disallineamenti ha trovato risorse insperate per far fronte alle "minacce esistenziali".
Macron lo avrà fatto perché vuole emulare Napoleone? va bene così, in questo caso.
Starmer utilizza l'occasione per far rientrare la Gran Bretagna in Europa dalla finestra dopo la Brexit? va bene così, perché è un ritorno insperato.
Il futuro prossimo cancelliere tedesco Metz ha già fatto sapere come la pensa, calando l'asso di una spesa in debito di mille miliardi per rilanciare difesa militare e solidità sociale.
Con Francia, Gran Bretagna e Germania sono schierate le nazioni dell'Europa settentrionale ed orientale, mentre la Spagna e ancor più l'Italia traccheggiano e stanno a guardare.
La decisione più importante presa a Parigi è stata di non ridurre le sanzioni economiche alla Russia. Putin e Trump vogliono continuare la guerra e allo stesso tempo eliminare le sanzioni che creano difficoltà economiche e isolamento politico per la Russia. Per questo le sanzioni in questo momento sono lo scudo prioritario a difesa dell'Ucraina. Averle confermate e in prospettiva accentuate è un segno importante dall'Europa.
2) La reazione politica dell'Europa ha ostacolato i piani di Putin (il burattinaio) e di Trump (il pupazzo).
In particolare quest'ultimo è stato frenato anche dalla coraggiosa resistenza di Zelensky, e da una parte dei settori militari americani che non hanno intenzione di abbassare la guadia nei confronti della Russia.
Numerosi generali del Pentagono in privato esprimono critiche alle scelte di Trump contro l'Europa e contro l'Ucraina.
Qualcuno ha addirittura spiegato a Trump che il suo modo di comportarsi destava sospetti in molti ambienti perché lo qualificava come "l'agente Krasnov" di Putin, a prescindere dalla veridicità o meno delle illazioni e verità circolate sul suo passato in Russia.
3) Zelensky dopo il 28 febbraio ha capito come affrontare la trappola di Trump e Putin: dichiararsi d'accordo e disponibile, trattare con tutti, fare tavoli su tavoli ma continuare a tessere una rete molto più stretta con gli europei (e qualcuno dice anche con i cinesi) lasciando a Trump il ruolo di "portavoce di Putin".
Zelensky non vuole dare pretesti al biscazziere per togliergli le poche carte ancora concesse, deve prendere tempo e rafforzare la difesa dell'attuale linea del fronte, che invece Putin mira a sfondare.
4) Nessuno crede alla volontà di trattativa di Putin, solo Trump gioca a quel tavolo truccato.
L'iniziativa di Macron e Starmer ha il merito politico di aver creato un tavolo diverso su cui giocare una partita diversa, quella della "forza per ottenere la pace" è una evidente forzatura da un punto di vista militare ma è un buon diversivo politico per ostacolare e ritardare un accordo tra USA e Russia ai danni dell'Ucraina (e dell'Europa) come quello che si sta profilando nei colloqui di Riad.
5) La riunione di Parigi ha sancito nei fatti che l'Ucraina ormai fa parte a pieno titolo della comunità europea e della sua forza militare. Francia e Gran Bretagna si sono impegnate ad inviare armi e truppe a Kyiv come se fosse già un paese membro da difendere contro le future aggressioni russe.
Trump ha accusato l'Europa di essere un manipolo di parassiti attaccati agli USA, e la risposta a questi attacchi volgari inizia ad arrivare con un tono diverso, dignitoso ma non sottomesso. Non era scontato.
In questi giorni caotici e angoscianti sta nascendo un'Europa diversa. Non è detto che il parto vada a buon fine, ma una flebile speranza inizia ad intravedersi.
6) La guerra in Ucraina e la guerra dei dazi / pizzi commerciali vedono Europa e USA su fronti contrapposti. Impossibile non rendersi conto delle conseguenze di lunga durata sulle relazioni diplomatiche e sul sentire comune dei rispettivi popoli. I miei nipoti vivranno e penseranno in un'Europa profondamente diversa, spero migliore e libera.
7) L'Italia di Giorgia Meloni per ora assiste, recitando un ruolo inerte e inutile. Dicono che sia per colpa dei veti di Salvini, che gioca a minacciare di far cadere il governo per ordine di Trump e Putin, ma è vero solo in parte. Il fatto è che Giorgia Meloni è più trumpista di Salvini e in un'Europa senza l'egemonia di Trump lei sarebbe come una pecorella abbandonata dal suo pastore.
La buona notizia è che nessuno si è accorto dell'assenza dell'Italia durante le prove della nuova Europa.
i.fan.
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Date Created: 28/03/2025 08:14:51