Un post da Cuba, scritto da Giovanna Barile
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Estrelita, 83 anni, arrancava sui 20 scalini che portano a un piccolo supermercato, proprio dietro l'angolo del palazzo in cui vivo.
Quando e' successo? Settembre, ottobre dello scorso anno.
Anche io stavo salendo quei 20 gradini, e instintivamente le avevo offerto il braccio.
Senza guardarmi si era appoggiata -peso piuma- continuando a borbottare tra se' e se'. Ho capito che cercava una scatola di sardine .
Siamo entrate insieme nel piccolo supermercato, che non offriva sardine. Estrelita -che stringeva in mano un biglietto da un dollaro cubano- ha intrapreso la discesa dei 20 gradini per andare, probabilmente, a cercare altrove.
Perche' a Cuba non vai a comprare quello che ti serve. Compri quello che trovi.
Estrelita abitava a 100 metri da casa mia, l'avevo riaccompagnata sostenendo il suo leggero braccio sotto il mio. A metà strada si era fermata, aveva gridato forte un nome sotto una finestra, un signore si era affacciato e senza scambiare parole le aveva lanciato un fazzoletto di carta con dentro tre sigarette.
Lei l'aveva raccolto e avevamo insieme ripreso l'ultimo tratto di strada. Davanti alla sua piccola porta chiusa finalmente mi aveva guardato con curiosità, mi aveva detto il suo nome e domandato il mio.
Il giorno dopo, in un altro negozio di alimentari, avevo visto le sardine in scatola. Ne avevo comprate tre e avevo bussato alla piccola porta per darle a Estrelita. Questa volta mi aveva fatto entrare.
Una casa buia, lunga e stretta, con le pareti mangiate dall'umidità.
Mi aveva fatto sedere su una poltroncina di vimini e mi aveva raccontato che era pensionata, prendeva circa 12 dollari al mese. Aveva lavorato per trent'anni nella prestigiosa scuola d'arte di Cuba (ENA). Da quel giorno ci eravamo riviste spesso.
Ci scambiavamo quello che trovavamo: banane, fagioli, pomodori, manghi, pasta, sapone, maionese. Quando, a gennaio, e' venuto a trovarmi mio figlio, glielo avevo presentato. Lei lo aveva guardato da sotto in su, sorridendo, lo aveva abbracciato (si poteva, ancora). [ ]
Poi anche a Cuba e' scoppiata l'emergenza del coronavirus.
Tutti i giorni tornavo tardi dal lavoro, vedevo chiusa la sua porta sulla strada. Una domenica di marzo sono andata ancora a bussare, le ho portato una busta di pane.
Mi sono seduta sulla poltroncina di vimini, Estrelita mi parlava, mi ha chiesto di mio figlio, mi raccontava della fatica di camminare e dei vicini solidali che un po' l'aiutavano.
Mi aveva fatto conoscere una sua vicina, Carmen, che ha vissuto molti anni in Italia, a Trieste, alla quale era particolarmente legata. Un giorno della fine di marzo, rientrando a casa, uno dei custodi del mio palazzo mi ha dato un bigliettino. Era scritto da Carmen, diceva: Estrelita e' morta ieri, passa da me che ti racconto.
Sono andata, col cuore gonfio. Era stato un attacco apoplettico fulminante, che l'aveva stroncata all'improvviso.
Ho chiesto a Carmen se aveva una sua foto, se me la poteva regalare. Vedremo.
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