Una reazione incredibile, imprevista sta attraversando tutta l'opinione pubblica di Israele dopo che si è diffusa la notizia della scoperta di 6 cadaveri in un tunnel di Rafah nella Striscia di Gaza.
L'enorme ondata emotiva si è rivolta contro Netanyahu e il suo governo, accusati di aver fatto naufragare ogni ragionevole trattativa per la liberazione dei rapiti del 7 ottobre, dopo 11 mesi di alti e bassi.
I sindacati dei lavoratori e le associazioni degli imprenditori hanno proclamato lo sciopero generale per il 2 settembre. Gli insegnanti bloccano le scuole e i dipendenti pubblici gli uffici amministrativi. Inoltre, banche, ministeri e molte aziende high-tech entreranno in sciopero per protesta, a cui ha aderito anche il Business Forum, che comprende 200 delle più grandi aziende israeliane.
300000 persone a Tel Aviv si sono riversate nelle strade fino a tarda notte, scontri con la polizia, 30 arresti e feriti.
E come un fiume in piena ora anche i funzionari dell'esercito e dei servizi segreti lasciano trapelare commenti e documenti che dimostrerebbero come Netanyahu abbia sistematicamente affossato qualsiasi ipotesi di trattativa, per affermare un generico principio di "vittoria totale" anzichè preoccuparsi della vita degli ostaggi.
Le cronache dei media israeliani inoltre dipingono Netanyahu come cinico e freddo nei confronti dei familiari degli ostaggi che lo imploravano di portare a casa i loro cari.
Gli esponenti moderati del Likud cominciano a prendere le distanze da quello che ormai viene soprannominato Mr. Death, Signor Morte alias Netanyahu.
Persino Joe Biden ha espresso "rammarico, delusione e rabbia" per la morte dei 6 ostaggi tra cui un israelo-americano.
ISRAELE SCONVOLTA PER L'UCCISIONE DI 6 OSTAGGI SI FERMA E ACCUSA NETANYAHU
1 settembre - Tutta Israele si ferma per protesta contro la barbara uccisione di 6 ostaggi da parte di Hamas. 300000 IN PIAZZA A TEL AVIV. "RIPORTIAMOLI TUTTI A CASA, BASTA CON L'ABBANDONO CRIMINALE DEGLI OSTAGGI".
"La colpa è di Netanyahu Mr. Death". Sindacati dei lavoratori e degli imprenditori, scuole e ospedali, centinaia di migliaia di israeliani hanno iniziato a bloccare gli incroci di tutte le strade di Israele.
I corpi degli ostaggi Hersh Goldberg-Polin, Eden Yerushalmi, Carmel Gat, Almog Sarusi, Alexander Lobanov e Ori Danino sono stati trovati in un tunnel nella zona di Rafah. Sono stati uccisi da Hamas pochi giorni fa con un colpo alla testa, vittime dell'assurdo stallo nelle trattative per la liberazione di tutti gli ostaggi.
Per gli israeliani la responsabilità della morte dei 6 ostaggi ricade su Benjamin Netanyahu, ormai da tutti chiamato Mr. Death, che si rifiuta di avviare vere trattative prolungando lo stato di guerra a Gaza e ora anche in Cisgiordania.
Su YNET, uno dei media più diffusi in Israele, un atto d'accusa inequivocabile contro Netanyahu
11 mesi di errori
Gli Hamasnik sono quelli che hanno premuto il grilletto, ma le nostre mani non sono pulite dal sangue dei rapiti.
Netanyahu, che pone il veto a un accordo e inganna il pubblico e le famiglie. Alti funzionari dell'IDF, che continuano a recitare il mantra "Solo la pressione militare riporterà indietro gli ostaggi". I deboli ministri del gabinetto, che hanno ignorato gli avvertimenti di Gallant. Tutti questi sono responsabili, e non solo loro.
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Che ogni comandante sappia d'ora in poi: la pressione non porta a un accordo; Provoca la morte dei rapiti.
La responsabilità ricade sulle teste del capo di stato maggiore, del comandante generale, dei comandanti di divisione e di brigata. Per dieci mesi hanno recitato questo mantra, ignorando la realtà sul campo. È tempo di affrontare i fatti.
Di tanto in tanto, ci crogioliamo nelle notizie di un'operazione militare riuscita a Gaza, in Libano o nello Yemen, e dimentichiamo la cosa principale: siamo immersi nella guerra più lunga della nostra storia contro il nemico più piccolo e più debole. Invece di uscirne, ci sprofondiamo sempre di più. Dov'è il buon senso, dov'è l'intraprendenza, dov'è la saggezza strategica? L'IDF è bloccato: sono passati quasi 11 mesi prima che riuscisse a sbarazzarsi dell'ufficiale di divisione che ha fallito il 7 ottobre, e anche dopo che si è dimesso volontariamente.
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Dall'esercito ai vertici politici: da novembre, Netanyahu ha posto il veto a un accordo sugli ostaggi. Non vuole un accordo per interessi suoi personali, e nel frattempo ha il potere di imporre la sua opinione a tutti. Il problema è nell'inganno. I contatti al Cairo, a Doha, sono Pike, Paul Gas in folle. Tutti lo capiscono, eppure il gioco è fatto. A discarico di Netanyahu, di tanto in tanto lui pronuncia una frase che chiarisce che non c'è accordo e non ci sarà alcun accordo. Altri invece indulgono nell'inganno.
Alcuni dei familiari degli ostaggi che nei giorni scorsi avevano incontrato Netanyahu per rinnovare la richiesta di un accordo con Hamas per la liberazione dei loro cari, si sono trovati davanti un narcisista egocentrico che ha parlato solo di se stesso ("anch'io sono stato torturato") piuttosto che impegnarsi in una seria trattativa.
Secondo un sondaggio degli ultimi giorni, prima del ritrovamento dei 6 cadaveri a Rafah, il 69% degli israeliani sarebbe contrario alla rielezione di Netanyahu a primo ministro. Per questo motivo, lui non ci pensa proprio a dimettersi.
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