Per prepararmi meglio al primo 25 Aprile con al governo molti nostalgici del ventennio e un collezionista di busti del Duce sulla seconda poltrona dello Stato sono andato a vedere il nuovo film di Nanni Moretti "Il Sol dell'Avvenire".
Uno spettacolo tutto sommato piacevole, che per qualche attimo ci distoglie dalla politica e dai sentimenti brutti e deprimenti che suscita.
Nanni Moretti riesce a rendere gradevole e riflessiva anche l'aria fritta, ovvero immaginarsi che Togliatti avrebbe potuto condannare l'invasione dell'Ungheria nel 1956 da parte dei carri armati sovietici dando un corso diverso alla storia del Partito Comunista Italiano...
Tra le recensioni de "Il Sol dell'Avvenire" consiglio quella di Valentina Colosimo su Vanity Fair
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Nanni Moretti è tornato a fare Nanni Moretti. Con un film che è la summa dei morettismi che conosciamo, quelli di Aprile, Caro diario, Bianca, lontano dagli ultimi lavori di Tre piani e Mia madre.
Nel Sol dell'avvenire, che sarà in concorso a Cannes, c'è tutto il concentrato dei suoi tic, delle ossessioni, dei temi cari all'autore: la politica, in particolare la riflessione sul comunismo, la psicanalisi, l'ironia e l'autoironia, l'amore per il cinema e le canzoni italiane, la dimensione del metafilm, le battute fulminanti sull'attualità, le relazioni complicate, i giri per Roma, le sparate su dettagli apparentemente futili (qui la condanna dei sabot e delle pantofole).
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Se il sogno di Moretti si fosse realizzato nel 1956 la storia d'Italia sarebbe stata certamente diversa.
L'alternanza sarebbe arrivata molto prima, Berlusconi non avrebbe vinto le elezioni del '94 all'insegna dell'anticomunismo e la destra sarebbe stata rappresentata come in altri paesi da un partito conservatore ma antifascista.
Il 25 Aprile del 1956, l'anno in cui si svolge "il Sol dell'Avvenire" la Festa della Liberazione era ancora un avvenimento genuino.
I partigiani non erano ancora vecchi e la guerra fredda divideva, contrapponeva ma non impediva ai partiti popolari che avevano guidato la Resistenza di trovarsi almeno per un giorno di nuovo uniti nell'antifascismo.
Con il passare degli anni il 25 aprile è diventato sempre più un evento rituale e retorico. I partigiani sempre più vecchi, la società civile sempre più smemorata e insofferente ai ricordi: che bisogno c'è di festeggiare la vittoria contro il fascismo se questo non c'è più e i suoi eredi non rappresentano un pericolo?
Qualcuno ha cominciato a ringraziare Silvio Berlusconi che con i suoi scimmiottamenti duceschi forniva il pretesto per un dibattito sulla "pacificazione" o sulla necessità di riaffermare l'origine antifascista della Repubblica e della Costituzione.
L'ultimo 25 aprile, quello dello scorso anno, c'era Mario Draghi, uno dei più potenti sonniferi somministrati alla società italiana.
Mentre tutti dormivamo ripetendoci la cantilena "per fortuna che c'è Draghi", i nemici del 25 aprile si allenavano di nuovo a marciare su Roma.
Il 25 aprile del 2022 avremmo dovuto capire che festeggiare il 25 aprile non ci mette al riparo dal pericolo di un ritorno dei fascisti.
E ora che si fa? festeggiamo il 25 aprile insieme a Ignazio La Russa?. No, no di certo. Speriamo che Ignazio non venga perché altrimenti ci mette tutti in grande imbarazzo.
E invece io spero che venga, perché è lui che dovrà sentirsi imbarazzato nel festeggiare la liberazione dai fascisti.
A pensarci bene, Ignazio e Giorgia sono in un culo di sacco, bando alle parole straniere.
Se non festeggiano la Liberazione dal Fascismo confermano di essere nostalgici inguaribili e inadatti a governare le istituzioni nate dalla Liberazione. Qualcuno - non tanti però - dei loro elettori potrebbe ravvedersi e pentirsi.
Se invece fanno festa insieme agli antifascisti, non ottengono che insulti: traditori per i loro seguaci, ipocriti per gli avversari.
Per Ignazio e Giorgia la Festa della Liberazione è un gioco a perdere, checché ne dica Gianfranco Fini: "Spero che Giorgia Meloni voglia cogliere questa occasione per dire senza ambiguità e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti, fino in fondo"
Gianfranco Fini si espresse in modo chiaro sul fascismo, dopodiché venne cacciato e sostituito. Dubito che la Meloni voglia ripetere quel gesto eroico, anche se non escluderei una iniziativa clamorosa tipo abbracciare qualche vecchio partigiano, socchiudendo teneramente gli occhi ...
Magra consolazione, il 25 aprile il sole splenderà su tutta l'Italia, ma non chiamatelo il Sol dell'Avvenire
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Date Created: 24/04/2023 22:14:29